Rinnovamento nello Spirito Santo

Gruppo Maria
Chiesa di Santa Maria della Consolazione, piazza della Consolazione, Roma

 

 

PADRE DOMENICO LO SARDO OFMCAP

«Camminerò alla presenza del Signore» (Sal 56, 14)
«Rabbì, dove dimori?»
(Gv 1, 14)

 

Catechesi tenuta nel Ritiro del Gruppo del 18 marzo 2018
trascrizione da registrazione audio


Uno degli obiettivi che mi sono prefissato dinanzi alla richiesta di presentare questo aspetto relativo alla presenza di Dio che per certi versi ho trattato anche nella mia ricerca dottorale è stato quello, come obiettivo principale per voi, di non stancarvi e di non annoiarvi. Di certo non aspettatevi durante l'incontro o alla fine dell'incontro di vedere persone che aleggiano o siano trasfigurate o abbiano esperienze di bilocazione, anzi, l’obiettivo dell’incontro è semplicemente quello di farci aiutare dalla Parola del Signore per raggiungere maggiore consapevolezza sia sulla Parola stessa ma per certi versi per quello che è il suo riflesso, il suo agire in ognuno di noi.

Bene, uno degli obiettivi che mi sono posto e che per certi versi vi proporrò è quello di provare a guardare in maniera un po’ diversa la Bibbia perché noi siamo abituati, quando leggiamo la Bibbia, a pensare a quell’autore sacro che ha tramandato quel libro, invece bisogna cominciare a pensare ad autori sacri e non ad un solo autore sacro; perché? Perché soprattutto di certo non stava lì quando lo Spirito Santo chiedeva a qualcuno di scrivere questi testi, non era lì vicino a dirgli quello che doveva scrivere in maniera dettagliata. Faccio semplicemente un esempio: quando leggiamo il testo di creazione della Genesi vediamo che Dio crea l’uomo nell'ultimo giorno, giusto? E chi c’era presente a vedere che cosa stava creando Dio nei sei giorni precedenti? Non c’era nessuno, eppure abbiamo il racconto dal primo giorno fino al settimo giorno anche se non c’era lì nessun testimone di come Dio stava creando. Dobbiamo renderci consapevoli che la Bibbia nasce a partire da domande esistenziali che hanno portato questi autori in tempi ben precisi della storia a farsi queste domande e cercare delle risposte, domande che la Bibbia porta nel suo seno, domande che pone anche a noi, domande che nascono in noi e che possono per certi versi trovare risposte anche nella Bibbia. Ecco perché tema principale, come vedremo alla fine, è “camminerò alla presenza del Signore”,


image

perché questa è la domanda che si è posto l’uomo da sempre: dov’è Dio, Dio veramente è presente, Dio cammina con me? Eppure è la stessa domanda che Dio pone all’uomo quando Adamo, il primo uomo, cerca di svincolarsi da questo filo conduttore e dall’ombelico di Dio e sappiamo quello che combina, è Dio che pone la domanda ad Adamo “dove sei?”. Quindi non è soltanto l’uomo che pone a Dio la domanda “dove sei tu Dio”, è anche Dio che pone la domanda all’uomo “dove sei, che fine hai fatto?”.

Altro punto: quando inizia a nascere l’esigenza di doversi interrogare sulla presenza di Dio? Questo è successo agli autori che si sono occupati di queste pagine che vedremo in maniera trasversale e legate sì al tema di cui mi sono occupato, ma attraversano tutte le pagine della Bibbia, quando? Quando veramente l’uomo si pone la domanda su Dio, se Dio è veramente presente, se Dio esiste e se si occupa dell’uomo, perché dalle rovine e la ricreazione Israele inizia a pensare a queste cose ad interessarsi se veramente Dio è con lui, quando? A partire da un evento catastrofico, la deportazione, quando questo popolo viene deportato in Babilonia e vive lì una generazione di esilio. In quelle circostanze Israele si interroga a ritroso “ma dov’è stato Dio in tutto questo?”. Questo lo troviamo anche nel Nuovo Testamento, gli apostoli fin quando stavano accanto a Gesù e camminavano con lui non si sono posti problemi, Dio veramente camminava con loro perché c’era il Figlio di Dio che camminava con loro. Ma dopo, quando verrà ucciso e messo in croce, dopo la Resurrezione, si porranno la domanda.

image

Da un disastro a ritroso si cerca di capire dove era Dio presente in questo percorso, se c’era veramente. Israele si pone questa domanda e si chiede se è possibile iniziare a ricostruire, se è possibile ripartire da zero e questo sapete perché? Perché anche noi ci domandiamo se Dio veramente è un Dio che si interessa dell’uomo non quando tutto fila liscio, non quando sono riuscito pure ad addomesticare Dio secondo i miei bisogni secondo la mia logica, secondo i miei criteri, quando tutto questo perde la sua consistenza, quando mi viene a mancare il terreno da sotto i piedi e le certezze che avevo su Dio, sugli uomini, sull’esistenza, sulla vita vengono meno allora, lì nasce la domanda seria; ma fino a quando siamo noi autori registi e interpreti della nostra vita, Dio è soltanto un accessorio a cui diciamo di credere, a cui diciamo di essere convinti che è Lui che conduce la nostra storia. Ma quando nella nostra storia arriva la catastrofe, arriva la distruzione di tutto, di tutte le nostre certezze allora si pone veramente sul serio la domanda: “ma io credo in Dio, o in quale Dio ho creduto finora, un Dio che è la proiezione di me stesso oppure il Dio di Gesù Cristo?”. Ecco, Israele giunto in esilio si interroga “perché mi è accaduto questo, perché Dio lo ha permesso, è successo per causa mia o perché Dio si è arrabbiato perché io mi sono comportato in un certo modo e quindi ha voluto castigarmi?”. È accaduto perché è accaduto, non è importante darsi una risposta alla domanda perché è accaduto; la domanda più seria è: “è possibile vedere in tutto questo la presenza di Dio, e come è possibile ricostruire?” .

image

Questi testi che noi conosciamo, la Genesi e il libro dell'Esodo che parlano del Tabernacolo, non dicono all’inizio quando gli autori sacri cominciano a scrivere. Iniziano dalla Genesi, perché così ci viene presentata, per finire con l’Apocalisse? No, c’erano già dei testi durante la deportazione a Babilonia. Tuttavia in quelle circostanze della schiavitù si interrogano sulla creazione, sulla ricreazione.

Dobbiamo guardare a che questi due Libri come il fondamento di tutta la fede di Israele, la Genesi e l’Esodo sono testi che sono nati praticamente come in una sorte di osmosi tra di loro .

image

Si dividono in due parti: storia dell'universo, e abbiamo la creazione nel libro della Genesi. Nella parte iniziale la distruzione con il diluvio universale e la ricreazione e la seconda Alleanza, quella di Noè. Con la seconda parte, a partire dalla storia dei patriarchi, inizia la storia di Israele; quindi storia di creazione dell'universo e storia del popolo. Guardando nel Libro dell'Esodo, questa duplice storia si ri-presenta, sebbene in modo chiastico, come storia del popolo e di distruzione- creazione. Al capitolo 6 di Esodo vengono riprese le promesse di Dio fatte ad Abramo per il popolo d’Israele e nel passaggio del mare per certi versi si ripresenta l’esperienza di diluvio-distruzione. Ma Dio interviene e salva il popolo, la traversata del deserto e di nuovo storia della creazione dell'universo. Quando si arriva ai capitoli del Libro dell'Esodo che parlano del Tabernacolo, questi testi hanno a che fare con la storia della ri-creazione perché l'uomo in quella situazione si interroga se Dio è veramente presente nella storia dell'universo e nella storia del popolo e vi faccio vedere come sono veramente vicini e simili in una sorta di corrispondenza .

image

Se andiamo a guardare quasi alla fine del racconto di creazione viene detto “e completò il Signore nel settimo giorno il lavoro che aveva fatto” (Gen 2, 2). Se osserviamo da vicino i capitoli del Tabernacolo - quelli dei quali mi sono occupato nella Tesi dottorale - che raccontano della creazione della tenda, in Es 39,32 si legge “Così fu finito tutto il lavoro della Dimora, della tenda del convegno” cioè si completa l'opera della creazione del mondo e si completa l’opera della creazione del Tabernacolo. C’è una grande corrispondenza, questo perché Israele si interroga se veramente Dio è presente nella creazione e se è presente nella storia del Popolo e come si può rintracciare questa presenza. Bene, procediamo con un altro versetto semplicemente per mostrarvi che i testi non sono scritti in successione e in maniera continua. Come abbiamo appena visto al capitolo 39 dell’Esodo si assiste ad una prima conclusione, ma andando un po’ più avanti, al c. 40,33 di nuovo si ode un’altra conclusione dell'opera di costruzione: “Infine eresse il recinto intorno alla Dimora e all'altare e mise la cortina alla porta del recinto. Così Mosè terminò l'opera”. Tutto questo per dire che la Scrittura cresce con la comprensione che l'uomo ne ha, un po' come le nostre strutture, un pezzo è nato adesso, un pezzo si è aggiunto dopo 10 anni, un pezzo dopo 100 anni, così è cresciuta la Scrittura, è cresciuta con la comprensione che l'uomo ha di Dio.

Quindi il contesto è quello di Babilonia, cioè il tempo in cui sono venute meno tutte le sicurezze, tutte le certezze .

image

In quel contesto Israele e l'uomo si pongono la domanda su Dio, dove Dio è veramente presente. Contesti e situazioni che si ripresentano anche oggi; quando avvengono distruzioni, quando avvengono deportazioni di massa, allora l’uomo si chiede dov’è Dio. Credo che tutti i siriani si stanno chiedendo “dov’è Dio”, credo che gli ebrei ad Auschwitz si sono chiesti “dov’è Dio”, ma Dio è veramente presente in questo mondo, in questa storia, in questa nostra storia? E ognuno di noi credo che quando la vita quotidiana gli presenta sorprese improvvise si chieda “dove sei Dio?” .

image

C’è da sottolineare una cosa però e cioè che nei testi di creazione Dio crea il mondo ma ne è estraneo, crea tutto ma Lui ne è fuori perché secondo la stessa teoria che è quella degli ebrei, Dio ha creato il mondo per compressione (teoria dello ZimZum) .

image

In un certo senso Dio si ritrae come quando si compie una espirazione e si crea spazio; perché Dio è così ingombrante che occupa tutto e ha bisogno di ritirarsi per fare spazio ad altro, e ad altro da sé. Qualcosa del genere avviene quando una donna rimane incinta e crea uno spazio per una nuova creazione, per una nuova creatura che poi verrà al mondo e sarà altro rispetto a sé; Dio fa la stessa cosa, Lui nella creazione fa spazio e crea l’uomo che è altro da sé; l'unica presenza che lascia è la Ruah, quello che abbiamo invocato poco fa, questo Spirito che fin dall’inizio aleggia sulle acque e che accompagna l'uomo. “Ti ho creato, ti terrò per mano, ma tu sei altro, c’è una presenza che ti accompagnerà, ma tu sei altro, ti sto dando non solo la vita ma anche la libertà, potrai contare su di me, saprai che ci sono, ma tu sei altro da me”. Nella storia però l’uomo non sempre riesce a riconoscere questa presenza; ne ha fatto l’esperienza anche Israele, non ha visto i segni concreti della presenza; un poco come moglie e marito che litigano, la moglie urla continuamente all'orecchio del marito, gli parla, ha la sensazione che il marito è assente “dove sei, ma ci sei quando ti parlo?”. Con le stesse dinamiche l'uomo nella storia si è interrogato se Dio è veramente stato presente in tutte le circostanze e ha cercato anche di individuare gli elementi concreti per sperimentare la presenza e di Dio e identificarla perché abbiamo bisogno del contatto fisico e visivo. Nel libro della Genesi – prima che si arrivi alla creazione di questo Tabernacolo che sarà il prototipo del tempio, il prototipo delle sinagoghe, il prototipo delle nostre chiese e il prototipo del luogo dove Dio incontra l’uomo e dove l’uomo incontra Dio – cominciano ad essere costruiti gli altari .

image

Ho preso nota di alcuni testi a partire da Noè, di alcuni eventi particolari in cui l'uomo ha sperimentato Dio e la salvezza del Signore. In occasione di questi eventi Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe e lo stesso Mosè, negli stessi luoghi hanno eretto un altare. Questo è il primo elemento fisico dove si inizia a intercettare un luogo dove Dio si è reso presente. E non è un caso – perché come ci spiega padre Ciprian che ha studiato liturgia e continua a studiare liturgia – quando nel Concilio Vaticano II si è iniziato a riformare alcune cose, si è iniziato dalla liturgia, e il primo elemento da cui i padri conciliari sono partiti è stato l’altare, spostato e messo al centro, posto proprio come punto di riferimento per tutti, per il sacerdote e per l’assemblea. È l’altare che si bacia all’inizio della celebrazione, è l’altare che si bacia alla fine. In quei luoghi nei quali hanno sperimentato la presenza di Dio, gli antichi patriarchi hanno eretto una tenda e un altare: “è bello per noi stare qui, facciamo tre tende” (Mc 9,5); ci ricorda qualcosa vero? Allora iniziamo a capire che senza l’Antico Testamento il Nuovo non si può comprendere. Quindi l’altare diventa il primo luogo della presenza Divina e ci arriviamo dopo una lunga traversata che è quella che compie il popolo di Israele che fa l’esperienza della deportazione e della schiavitù in Egitto – anche questi testi, spero di non scandalizzare nessuno, non è che hanno realmente a che fare con una deportazione e schiavitù in Egitto; quando leggete quei capitoli tra la fine del libro della Genesi e l’inizio del libro dell’Esodo, quell'esperienza ‘Egitto’ va letta uguale a ‘Babilonia’ –, quell’esperienza ‘Egitto’ ha dietro di sé la deportazione in Babilonia che loro raffigurano come la schiavitù in Egitto; interviene Mosè per liberarli e fanno questa lunga traversata del deserto e approdano al Monte Sinai. Lì, Dio dà a Mosè degli ordini divini per costruire il Tabernacolo, una realtà fisica dove Lui può incontrare il suo popolo. Questo avviene perché Israele in terra straniera si interroga come poter incontrare il Signore: in quella situazione non ha un tempio non ha più un luogo dove ci sono degli altari e si interroga come possa incontrare il Signore in terra straniera – (ricordate quei Salmi?) – credo che questo ritornello richiami alla mente. Allora lì vengono date delle istruzioni da parte di Dio a Mosè su come costruire un luogo dove poter incontrare il Signore: i capitoli 25 – 31 di Esodo parlano degli ordini divini abbastanza specifici proprio in maniera quasi ingegneristica su tutto e nei capitoli 35 – 40 si trovano le esecuzioni. Questo è il modello che voi trovate nei cc. 35 – 40 di Esodo.

image

Ci si può chiedere come mai su 40 capitoli del libro dell'Esodo ben 13 vengono dedicati a questa descrizione, quanto centrale potesse essere, quanto fondamentale potesse essere.

Come era fatta questa costruzione? Guardando l’immagine che ne emerge da Es 35 – 40 ,

image

in fondo c’era il Tabernacolo, una struttura rettangolare coperta da teli, quelle colonnine davanti stanno a indicare l’ingresso del Tabernacolo, poco più avanti c’era la conca dove si purificavano le mani e piedi i sacerdoti prima di entrare; vicino alla conca c’è l’altare dell’olocausto dove si facevano i sacrifici; tutt’intorno il recinto sacro che separava l’area sacra dall'esterno che era il luogo dove potevano stare le persone. Questo è il cortile e questo è l’ingresso del cortile. E che cosa vi ricorda questa immagine? Basta che vi guardate attorno [padre Domenico invita ad osservare la struttura della Chiesa della Consolazione dove ci troviamo] mi pare che ci siamo, quello in fondo la sotto è il Santo dei Santi, cioè il Tabernacolo, questa è l’area sacra dove stanno i sacerdoti e questo è il recinto dove era consentito di stare all'assemblea.

image

All’interno era diviso come le nostre chiese sono suddivise, questo è il Santo dei Santi dove c’era l’Arca dell’Alleanza con due Cherubini sopra il coperchio e dentro stavano le tavole della legge, questa era l’area del Santo dove poteva entrare il sacerdote, qui c’era la tavola dei pani, qui c’era il candelabro e qui c’era l’altare dell’incenso con dei profumi. Le due aree sono separate da due cortine, vi invito a guardare dentro la nostra Chiesa che è molto simile: c’è la tavola dei pani, normalmente ci sono sempre delle luci vicino all’altare, questa è la balaustra di separazione del Santo e Santo dei Santi da quella parte e il recinto dell'assemblea da quest’altra parte. Per noi è un po’ difficile riuscire a cogliere questo tipo di distinzione ma se entrate in una Chiesa ortodossa è molto chiaro, c’è una separazione fra le due aree dove nessuno può entrare dall’altro lato se non soltanto i sacerdoti. Dove era la presenza di Dio in questo tipo di struttura? Qua, nell’Arca dell’Alleanza dove sono conservate le tavole della legge in quello che è diventato per noi il luogo della presenza di Dio per eccellenza cioè quello là sotto il Tabernacolo e noi [qui alla Consolazione] abbiamo la grazia di avere la struttura che per certi versi ripresenta tutti questi elementi perché se guardate in alto abbiamo i due Cherubini che stavano sopra il coperchio dell’Arca, il piccolo Tabernacolo dove ci sono le specie eucaristiche che per noi sono le tavole della legge. Le due colonne che stanno a indicare le due colonne all’ingresso del tempio di Salomone; questa è l’immagine ed è una rappresentazione in pratica di quella che è la descrizione del Tabernacolo nel libro dell’Esodo per certi versi anche la descrizione del tempio di Salomone. Finiti questi capitoli che parlano nel Tabernacolo si riaffaccia una sorta di spinta per la ricostruzione del tempio al ritorno da Babilonia. Come si fa, come si faceva allora a convincere questa gente che ormai a Babilonia stava bene, aveva trovato il benessere. Però la classe sacerdotale si pone delle domande. La gente comune, i notabili quelli che lì avevano trovato una situazione di benessere se ne disinteressano, lì avevano trovato la ricchezza. La classe sacerdotale sente il dovere di riportare alla fede il popolo, riportarlo in patria e quindi – non vi scandalizzate – scrivono questi testi sacri per spingere alla ricostruzione e a ripartire. Ecco che nascono questi testi perché saranno decisivi, legittimeranno la ricostruzione del tempio di Gerusalemme e l’auspicio che si ritorni finalmente in patria. Ma come si fa? Si fa con la figura di un mediatore, la figura di Mosè prescelto da Dio per eccellenza, colui che può riavvicinare e dire cosa bisogna fare. Ecco che Dio sta comandando a Mosè di costruire questo Tabernacolo dove Lui è presente, dove Lui ci incontra, quindi dobbiamo ritornare perché ce lo dice il Signore attraverso la figura di Mosè; non vi scandalizzate vero? Perché ci tengo a sottolinearlo? Perché ci si può chiedere “ma si manipolano così i testi?” Sì, perché ricordatevi che è Parola di Dio in parola di uomini. Dio ha rischiato facendosi uomo facendosi mettere le mani addosso e gli hanno fatto quello che gli hanno fatto, ma prima ancora che si incarnasse ha rischiato attraverso la Parola: Parola di Dio ma in parole umane.

Questo è il Tempio di Gerusalemme

image

ed ha lo stesso impianto, guardate: tre sale, il vestibolo dove ci si preparava prima di entrare, questo è il Santo in posizione centrale, poi la stessa stanzetta dove c'erano le tavole della Legge e l’Arca dell’Alleanza, il Santo dei Santi, dove entrava soltanto il sacerdote una volta l'anno. Questo tipo di realtà è quella che ha ispirato poi anche la costruzione di Sinagoghe, la costruzione delle nostre Chiese. Non so se siete mai entrati in una Sinagoga: nella parte posteriore, nell’altare maggiore per capirci, ci sono due pilastri che simboleggiano due rotoli che avvolgono la Torah con al centro il piccolo Tabernacolo come questo dove viene contenuta appunto la Torah. Noi cristiani abbiamo ereditato dalla tradizione ebraico-sinagogale perché proveniamo da loro.

In Es 25,8 quando si inizia a parlare del Tabernacolo leggiamo “Essi mi faranno un santuario e Io abiterò in mezzo a loro”.


image

Costruire un santuario e questo è il tipo di descrizione che ne ricaviamo. Per convincervi ancora una volta che i testi non sono stati scritti in modo consequenziale dalla prima pagina in poi, così come noi li conosciamo oggi, guardiamo cosa viene detto in Es 15,7:

image

Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato.

Ancora si deve parlare degli ordini divini per costruire il Tabernacolo e il Santuario e già al capitolo 15, che è la traversata del Mar Rosso, si parla di Tempio, di santuario, di Tabernacolo, di dimora, come mai? Deve ancora arrivare l'ordine divino e già si parla di tutto. Questi testi sono stati introdotti dopo ma in realtà si è parlato del Tabernacolo e tutto questo era stato stabilito. Dio lo aveva già preannunciato quando ancora eravamo in terra d’esilio, stavamo per ritornare eravamo nella traversata di ritorno da Babilonia e Dio già ci aveva orientati a questo. Bisogna convincere il popolo. Bene quando entriamo poi nel dettaglio del lavoro di cui mi sono occupato ho aguzzato un po’ gli orecchi perché ho avuto a che fare con argomenti un po’ difficili. Infatti, quando arriviamo ai capitoli 25 – 31 e 35 – 40 quello che per noi nelle nostre Bibbie sembra essere così semplice, così semplice non è a motivo del fatto che nella costruzione del Santuario si utilizzano due parole: Tabernacolo (Miskan) e tenda dell’incontro (’Ohel Mo‘ed), quindi due termini .

image

Ma perché usare due termini per descrivere la stessa realtà? Perché ci sono dietro due tipi di comprensione: mentre Israele si trova ancora fuori casa cioè in deportazione, c’è un certo rapporto con Dio in cui prevale l’inavvicinabilità di Dio. Il Dio inavvicinabile si rende visibile appena appena e prevale il discorso di una trascendenza di Dio che è inafferrabile e si rende presente davanti all'ingresso della tenda soltanto attraverso la figura di Mosè, e solo lui può ascoltare qualche cosa da parte di Dio e poi la riferisce al popolo. Contemporaneamente però la stessa struttura viene descritta con il termine Tabernacolo. Con questa parola si può invece indicare che la presenza di Dio è permanente, costante, perché? Perché dentro al Tabernacolo al ritorno sono inserite le tavole della legge .

image

Allora siccome Dio ha parlato, quindi è divenuta Parola di Dio, è diventata parola scritta, Lui è lì presente, è costantemente presente. Tutto dimostra che come la comprensione di Dio matura nel tempo ed è condizionata da eventi storici, così anche gli stessi testi sono maturati e cresciuti allo stesso modo. Ma questa è anche l’esperienza che facciamo tutti noi; uscendo fuori dalla Chiesa siamo consapevoli che Dio cammina con noi nelle nostre strade, e non è rimasto in Chiesa nel Tabernacolo dentro una pisside. Però tante volte, siccome il rumore, la distrazione, i pensieri e le priorità sono altre, facciamo fatica a percepire Dio nella nostra quotidianità, sentiamo il bisogno di doverci fermare, di entrare in un luogo dove incontriamo Dio e sappiamo che è costantemente presente, entriamo dentro un luogo di culto dove sappiamo che c’è una lampada che arde dinanzi a qualcosa di concreto che ci fa percepire la presenza di Dio. Ecco le due circostanze, quando si parla di Tenda dell'incontro prevale la trascendenza di Dio, l’inavvicinabilità, è qualcosa che ci abita, fa parte anche della nostra realtà perché sappiamo che se Dio si rende presente in un certo modo però comunque rimane trascendente, rimane altro rispetto a noi .

image

Ma nel tempio prevale il concetto di presenza costante; questo concetto legato al termine Tabernacolo (Miskan), si svilupperà in seguito, dando luogo alla cosiddetta shekinah .

image

È verso il V-IV secolo a.C., dopo la ricostruzione del tempio e l'inaugurazione dopo la profanazione, inizia a svilupparsi la comprensione legata alla presenza o meno di Dio con il termine shekinah. Dio che abita shakan costantemente con il suo popolo e nella storia di questo popolo. Il tempio poi verrà abbattuto diverse volte, ricostruito ma comunque, sia nel tempio che nelle sinagoghe che sorgeranno Dio è presente in mezzo al suo popolo.

Dio abita in mezzo al suo popolo e questo concetto arriverà pure nelle nostre pagine del Nuovo Testamento ;

image

quando leggiamo nel prologo di Giovanni, infatti, il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi ritroviamo questo tipo di comprensione, Dio si è attendato, ha preso dimora in mezzo a noi.

image

E qual è stata la tenda che l’ha accolto? Il grembo di Maria in quanto Dio fatto uomo. La stessa creazione che era la sua casa diventa quella tenda che lo accoglie, sebbene, e lo vediamo benissimo a Natale, Dio crei la sua creazione ma per lui non c'è posto, il paradosso. Quindi il verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi, pose la tenda. Nel Nuovo Testamento i concetti di Tenda del convegno e Tabernacolo diventano un’unica realtà, che comprende sia la poca avvicinabilità di Dio sia la sua immanenza e presenza in mezzo a noi. I due elementi sono costantemente presenti: a volte percepiamo Dio distante, non presente solo perché inafferrabile, a volte sappiamo benissimo quanto si renda presente, quanto si renda avvicinabile e quanto si renda percepibile nella nostra vita. Penso che ognuno di noi abbia fatto questo tipo di esperienza passando tra momenti di luce e momenti di totale buio e aridità. Ma anche nel nostro contesto ecclesiale, dov’è Dio presente? Dio è presente nell’assemblea che si raduna attorno alla sua Parola; Dio è presente nell’assemblea liturgica che celebra l’Eucaristia; Dio è presente in ognuno di noi .

image

Nel Nuovo Testamento la questione della presenza di Dio affiora fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù. Nel Vangelo secondo Giovanni, quando Gesù comincia a chiamare i suoi discepoli, alcuni gli chiederanno: “Signore dove abiti, dove dimori?” – perché questa è la domanda che sorge immediata, nonostante hanno visto il personaggio chiamato Gesù che si presenta come il Figlio di Dio. Faranno fatica ancora a credere che Dio possa essere presente nella storia – nonostante si trovino dinanzi a Gesù, e gli chiedono “dove abiti”? E Gesù a quella domanda risponde, dicendo: “cosa cercate?” (Gv 1, 38). Cosa dirà invece alla Maddalena il giorno della Resurrezione quando si trova lì da sola vicino al Sepolcro, qual è la domanda che Lui gli fa, qual è la domanda che pone Gesù alla Maddalena: “Chi cerchi?” (Gv 20, 15), non “che cosa cerchi”. C'è una bella differenza perché sappiamo benissimo che tutti noi nel nostro cammino di conversione dapprima Dio ci serve per le cose che cerchiamo “che cosa cerchi?”. Siccome Dio conosce il cuore dell'uomo, per i due che incontra nella strada (Gv 1, 38) Dio è semplicemente funzionale per esaudire i bisogni perché gli servono cose, e Dio previene questo stato di cose, previene quell'uomo che va cercando riempitivi e gli pone questa domanda “che cosa cerchi?”. Ma durante un lungo cammino, soltanto alla fine, la domanda diventa “Chi cerchi?” perché occorre una vita per capire che le cose non potranno mai essere appaganti a quel desiderio di Dio che abita l'uomo; che siano persone, cose, case, roba preziosa, non soddisferanno mai quel bisogno di riempire un cuore. Può farlo soltanto un Chi con la C maiuscola che si chiama Dio e quindi facciamo esperienza di Dio nelle persone che incontriamo perché Dio si rende presente nell’assemblea, presente nei singoli fratelli, si rende presente nell’Eucaristia e nella sua Parola.

La ricerca della presenza di Dio fa riflettere anche Paolo su quanto possa essere importante la stessa persona nella sua umanità .

image

Si capirà molto tardi che se Dio si è fatto uomo, è morto, è risuscitato è tornato nel seno del Padre, poiché si è fatto uomo, nell’uomo e in ogni uomo la sua presenza continua ad essere reale. Questi testi ci sembrano moralistici, restrittivi perché sappiamo che cosa abita anche l’uomo: è abitato dalla passione, è abitato dal piacere e di tante altre cose ma “non sapete che siete tempio di Dio che lo Spirito di Dio abita in voi, non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio, quindi non appartenete a voi stessi?” (1Cor 3, 16).

image

Paolo inizia a interrogarsi su come l’uomo tratta il proprio corpo che è in realtà abitazione di Dio. Questo tipo di comprensione sarà sviluppata anche nella famosa Lettera agli Ebrei

image

dove in maniera quasi simmetrica si cerca di ripercorrere tutto a ritroso facendoci capire che quel Tabernacolo di cui si parlava nel Antico Testamento, nel libro dell’Esodo, il giorno del kippur il giorno particolare di espiazione, finalmente di tutto questo adesso non c’è più bisogno perché il sacerdote Gesù Cristo per eccellenza ha compiuto tutto questo una sola volta in un gesto unico del suo sacrificio sulla Croce, ha attraversato quel velo di separazione che separava non il Santo dal Santo dei Santi, non una struttura che è per i sacerdoti e un’altra per i fedeli, ma è riuscito ad attraversare oltre quel velo oltre il quale non ci è consentito andare se non dopo la morte. Arrivando alla fine di tutta la Scrittura, cioè nel libro dell’Apocalisse, anche qui tutti gli elementi ritornano: ecco qui “la tenda di Dio con gli uomini ed Egli sarà con loro ed essi saranno il suo popolo ed Egli sarà il Dio con loro” (Ap 21, 3) la Gerusalemme Celeste.

image

Alla fine si descrive questa Gerusalemme nuova come realtà riproiettata verso quello che noi non vediamo.

image

Vengono ripresentati tutti gli elementi che stavano nella Gerusalemme dopo il ritorno da Babilonia dalla deportazione: un tempio, dove ognuno avrà il suo posto. Nella descrizione ricorre continuamente il numero 12 evocando con tutta la sua valenza simbolica realtà ben note, come le dodici tribù d’Israele, i dodici apostoli. Se ci fate caso, anche in questa chiesa questo tipo di simbologia è stata adottata: le tre navate sono separate da 6 colonne da un lato e 6 dall’altro, per un totale di 12. Pensate anche ad una comune Sinagoga dove normalmente il numero di colonne è di 12. Sono realtà simboliche che servono semplicemente a noi per cercare di farci entrare in una realtà che non comprendiamo in maniera piena, e alla quale possiamo partecipare solo in modo simbolico.

Quindi la presenza di Dio, dov’è Dio? Dio è nella creazione del mondo, Dio è nella creazione del Popolo in quanto tale, Dio è presente la dove l’uomo ne fa esperienza in maniera concreta attraverso questa storia. E noi ne percepiamo la sua presenza solo quando ci vengono meno tutte le nostre certezze. “L’uomo nella sua prosperità non comprende, è come l’animale sazio di ciò che gli serve e non comprende”, dice un salmo. Quando viene meno tutto questo e sono finite tutte le certezze, si fa l’esperienza del vuoto dentro di noi, allora si comincia a percepire la presenza di Dio. Dov’è Dio? È nell’uomo che si pone questa domanda. Questa esperienza la fa anche Gesù “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato, dove sei? Si compia non la mia volontà ma la tua” (Mc 15,34-35). Ci sono due volontà, quella di Dio e quella di Gesù, ma Gesù era pure Dio quindi Dio che litiga che si arrabbia nei confronti del Signore, è lecito farlo, è lecito interrogarsi, è lecito fare questo tipo di esperienza cioè crescere come sono cresciuti questi tempi nel tempo, pezzo dopo pezzo, aggiungendo modificando, cambiando e cambiando così come è dovuto cambiare il tempio, così come è venuta fuori questa Scrittura, così come è venuta fuori l’esperienza di Dio presente nella storia. Quando l’uomo vede i disastri a cui assistiamo come la Siria o quant’altro, ci chiediamo dov’è Dio in tutto questo: è lì in mezzo a tutto questo, in mezzo a quelle macerie, in mezzo a quelle persone, con quelle persone o in quelle persone che subiscono tutto questo.


Pro-manuscripto ad uso interno del Gruppo Maria


L’elenco dei libretti del Gruppo Maria è reperibile all’indirizzo Internet http://www.gruppomaria.it/Biblioteca/Biblioteca.htm

˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜˜

Il Gruppo Maria si riunisce ogni sabato alle 17:00 per la preghiera comunitaria carismatica aperta a tutti, seguita dalla Celebrazione Eucaristica prefestiva. Le riunioni, che sono pubbliche, si tengono nella Chiesa di Santa Maria della Consolazione, piazza della Consolazione, Roma. Una volta al mese, mediamente, si tiene il ritiro domenicale dell'intera giornata, anch'esso aperto a tutti.

Per le persone che intendono seguire il cammino si svolgono ulteriori attività formative e di approfondimento. Il principale servizio offerto a chi vuole sperimentare l'Amore di Dio nella potenza del Suo Santo Spirito, è il Seminario d'Effusione che, se ci si abbandona con fiducia all'azione dello Spirito Santo, porta al Battesimo nello Spirito. Durante la settimana sono spesso organizzati ulteriori incontri di formazione e di condivisione per la crescita personale e per il servizio offerto agli altri.

Per informazioni: gruppomariaroma@gmail.com

http://www.gruppomaria.it - image@gruppomariaroma

 

 

 
Torna alla home page