LA COMUNITÀ E IL PERDONO
PIERO TOMASSINI
Sabato 14 aprile 2018
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Il tema che mi è stato assegnato per questa catechesi è
molto serio: la comunità e il perdono.
Io mi sono proposto il fine di riuscire ad evidenziare come
queste due realtà, comunità e perdono,
sono talmente connesse l'una all'altro da poter dire che la
loro piena realizzazione va e deve andare di pari passo.
Cosa voglio dire?
Voglio dire che la comunità è il luogo ideale in cui si
insegna e si impara e si facilita l'arte del perdono. Questo
dipende dal fatto che frequentandoci molto spesso ci
conosciamo molto bene nei difetti e nei pregi. Così come io
conosco tutti i difetti di Valentina e lei conosce tutti i
miei ma io conosco anche tutti i pregi di Valentina. E sono
tanti! Nella comunità, conoscendoci, comprendiamo la
necessità del perdono reciproco e impariamo il perdono
perché non si può concepire una comunità dove non ci sia il
perdono, dove non ci sia comunione. La comunità scende dalla
comunione e quindi dove non c'è perdono non c'è comunità.
Ora della comunità se ne è già parlato esaurientemente
Gaetano nel precedente incontro. Ci ha ricordato, cosa che
mi sembra importantissima, che non esiste una comunità
perfetta, una comunità ideale.
La comunità è sempre in cammino, verso una meta di
perfezione assoluta che ci è data dalla perfezione che è
presente in Dio, nella comunità trinitaria.
Tuttavia il
Papa, con la sua Esortazione alla santità,
uscita in questi giorni, cioè proprio mentre io stavo
appuntandomi questa catechesi, mi ha contraddetto! E ci
sono rimasto molto male! Ha infatti ricordato che nella vita
della Chiesa ci sono state intere comunità addirittura
canonizzate, cioè dichiarate sante dalla Chiesa. Ma
attenzione anche queste sono state comunità assolutamente
non perfette ma che hanno raggiunto la perfezione nel
momento del martirio cristiano di tutti i loro membri. Dopo
aver letto questo mi sono rincuorato perché mi sono detto:
non è il caso nostro; non siamo preparati e, almeno al
momento, questo non mi sembra il modello di perfezione da
prendere in considerazione!
Dobbiamo quindi tendere alla perfezione della comunità, alla
santità, per altre vie, diciamo più comuni, anche se
certamente non facili. Sono quelle che il Signore ci ha
insegnato, quella che Papa Francesco ha ricordato proprio
nella sua Esortazione: il cammino che porta a vivere le
beatitudini.
Ritorno ancora un momento alla precedente catechesi.
C'è un aspetto che Gaetano ha sottolineato, citando San
Paolo, e che mi ha particolarmente toccato avendolo
sperimentato in tanti anni di vita nel nostro Gruppo Maria:
il fatto che nonostante la nostra debolezza, anzi che
proprio nella nostra debolezza Dio agisce sorprendentemente
ogni volta che ci incontriamo. Questa è una realtà di cui
siamo tutti coscienti: siamo tutti coscienti di essere una
comunità di peccatori, deboli, ognuno con le proprie
fragilità, come siamo altrettanto coscienti che in tutta la
nostra storia Dio non ci ha mai abbandonato ! E viene da
chiederci: ma Signore qual'è il motivo per il quale Tu non
ci ha mai abbandonato? Di sicuro non è certo per i nostri
meriti. C'è qualcosa altro! Io, un po' pregando e un po'
riflettendo, sono arrivato ad un convincimento che a me
piace tanto e spero che piaccia anche a voi. A me piace
pensare che Dio si commuove soprattutto per quel cuore
"inquieto" che ci spinge ogni sabato a venire qui per
cercare di incontrarlo.
Sant'Agostino diceva: “Ci
hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non
riposa in te”.
Io credo che chi ha sperimentato l'amore di Dio (e mi
riferisco soprattutto all'effusione) ha sempre un cuore
"inquieto": ha sempre un continuo desiderio di Dio, di
ascoltarlo e di riposare in Lui. Non siamo mai sazi!
L'esperienza dell'amore di Dio ci dà un cuore inquieto. Mi
vengono in mente le parole del Salmo::
«Come la cerva
anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio».(Sal.
42,2)
Allora ognuno di noi viene qui per incontrare Dio. Non è
solo nella Parola profetica, nei vari carismi e perfino
nella Sua presenza reale che è nella Eucarestia ma ancor
prima nei fratelli, nel loro amore, nella loro accoglienza.
Allora io ho pensato che Dio, che è Padre, si commuove tanto
per l' "inquietudine" di questi suoi figli che vogliono
incontrarlo, ascoltarlo, da non abbandonarci e resta con noi
e ogni sabato ci conforta e ci guida con i segni della Sua
presenza.
Ringraziamo allora il Signore per questa nostra
"inquietudine" che muove i nostri passi a venire qui ogni
sabato per incontrarlo. Noi siamo abituati a dirci che
veniamo qui per pregare, per lodare Dio e cosi via...No!,
noi veniamo qui perché siamo attratti da Dio che vuole
saziare la nostra inquietudine! Poi certamente quando siamo
qui lo lodiamo, lo ringraziamo, l'adoriamo.
Ma devo ritornare al tema che mi è stato assegnato e
soffermarmi ora sul perdono.
Soprattutto gli anziani sanno che sul
perdono sono state fatte in passato tantissime catechesi. Si
è parlato ampiamente del perdono: Io non parlerò quindi dei
diversi aspetti del perdono: quello da dare agli altri,
quello da dare a se stessi e quello da dare a Dio. Voglio
restare nel tema del perdono in relazione alla comunità. E
proprio nella comunità io ho sentito che dei bravi fratelli
della Comunità si rattristano di fronte alla difficoltà del
perdono dicendo: "ma io non posso dimenticare", "non riesco
a non pensarci" e ancora "non posso perdonare perché "me
l'ha fatta troppo grossa".
E
questa è veramente la fine del perdono perché con questa
visione del perdono è veramente impossibile perdonare.
Bisogna evitare questo drammatico risultato! Il perdono
non è "dimenticare"! non è "passarci sopra"! non è
neppure - anche se cosa ottima - mettere da parte il
giudizio, lo sdegno, il rancore. Il perdono è cosa diversa,
bisogna capire che cosa è veramente il perdono.
Quando il perdono non è quello
vero, intendo dire non è quello che ci chiede Gesù, ce ne
dovremmo facilmente accorgere perché solo con un vero
perdono si raggiunge quella liberazione che - parole
di Papa Francesco - ci restituisce la pace interiore, la
gioia, il senso della vita.
Cos'è allora il perdono?
Ci facciamo aiutare da San Paolo. San Paolo con poche parole
ce lo fa capire chiaramente: nella sua lettera agli Efesini
dice: "Siate benevoli gli uni verso gli altri,
siate misericordiosi, perdonandovi a vicenda
come Dio ha perdonato a voi in Cristo".(Ef.4,32) . In
due righe, cioè più di una enciclopedia Treccani, San Paolo
ha definito il perdono: il perdono è ricco di
benevolenza, ricco, di misericordia e agisce come
Dio ci ha insegnato, come Dio ha fatto con noi.
Possiamo subito aggiungere: certo, ma un po' difficile! Non
è infatti cosa da poco.
Ora la benevolenza che
cos'è ? non è infatti un "volemose bene" , come
scherzosamente disse Giovanni Paolo II
ma è desiderare, volere il bene degli altri. L'altra
parole che cita San Paolo è misericordia. Sappiamo
che la misericordia è la profonda compassione che ci fa
compartecipi della sofferenza altrui. .
Ma il problema qual'è ? Il problema sta nel fatto che San
Paolo aggiunge: così come Lui ha fatto! Cristo non ha voluto
il bene solo dei suoi amici, dei suoi discepoli ma ha voluto
il bene anche dei suoi persecutori. Gesù l'ha detto
chiaramente: «siate
misericordiosi,
come
il Padre
vostro
è misericordioso.
Non
giudicate
e
non
sarete
giudicati;
non condannate
e
non
sarete
condannati;
perdonate
e sarete
perdonati....
perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi
in cambio»
(Lc. 6,36-38).
Quindi non è un opzione ! Perdonare è essenziale per
il perdono che riceveremo da Dio.
La preghiera del Padre
Nostro ce lo ricorda ogni giorno.
Allora come fare a perdonare? Perché ci sentiamo
assolutamente incapaci di arrivare a questo tipo di perdono.
Qui dobbiamo infatti renderci conto che il perdono non è
nelle naturali capacità umane ma che è possibile solo
attingendo alla grazia soprannaturale che Cristo ci ha
procurato con la sua morte. La grazia che ci viene da
quel fiume di misericordia e di amore che è scaturito dal
Suo costato per tutta l'umanità. Senza attingere a questa
grazia è impossibile perdonare. Vorrei essere compreso se
aggiungo una considerazione:i nostri fratelli ebrei, salvo
rare eccezioni, hanno una grandissima difficoltà a perdonare
i loro nemici, i loro persecutori. Con tutto il rispetto per
questo popolo e con l'orrore per le persecuzioni che ha
subito, devo constatare la loro incapacità a perdonare.
Pensate invece al perdono di cui sono stati capaci e sono
tuttora capaci tantissimi martiri cristiani. Senza attingere
alla grazia che ci è stata data da Gesù sulla croce è
impossibile perdonare.
Allora a noi spetta "solo" l'importantissima decisione di "voler
perdonare". A noi spetta "solo" chiedere questa
grazia. Dire al Signore: io desidero perdonare, io
voglio veramente perdonare dammi la grazia per farlo.
Guardate che non è una cosa facile! Non è così semplice
arrivare a dirlo con tutta la nostra sincerità. Non è
affatto raro sentir dire il contrario cioè: "io non voglio
perdonare". Invece, pur nella nostra incapacità, occorre
desiderare di perdonare con tutta la nostra sincerità, con
tutta la nostra convinzione.
Per farmi meglio capire ricordo un aneddoto che mi ha
riguardato diversi anni fa era venuto a celebrare al nostro
gruppo sua eccellenza il Vescovo della Diocesi di centro.
Era una persona molto cordiale, molto semplice ma aveva un
grande problema: il fumo! Io vedevo che questa sua necessità
di fumare lo seguiva fino a poco prima di celebrare la messa
e ritornava subito dopo. Stante la sua cordialità io mi
avvicinai, in sacrestia, dicendogli: "ma Eccellenza non
pensa che tutte queste sigarette possono farle del male ? ".
Con aria molto scoraggiata mi rispose: " purtroppo ha
ragione, ma non posso farne a meno, non riesco a smettere".
Mi sembrò una cosa caritatevole dirgli: "Eccellenza guardi
che se vuole smettere noi possiamo fare una preghiera su di
lei e vedrà che lei non fumerà più". Mi rispose con un tono
deciso che non ammetteva repliche: " no, no lasci fare, non
si preoccupi! ".
Capita la stessa cosa a fratelli che non riescono a
perdonare. quando gli si chiede se vogliono un aiuto con la
preghiera. Il risultato è lo stesso. Ma no, lascia stare,
non è il momento!
Allora vedete quanto è importante, ma anche difficile,
questo "volere perdonare" che ci predispone a ricevere la
grazia soprannaturale del perdono.
Ma non è una "grazia soprannaturale" che "folgora", che ci
fa, come si dice di San Paolo, cadere improvvisamente da
cavallo. E' una grazia che non stravolge né annienta la
nostra psiche, i nostri sentimenti, i nostri ricordi ma li
trasforma, li plasma, ce li rende visibili con gli occhi di
Cristo e ci rende capaci di perdonare. .
In definitiva il perdono è un cammino accompagnato
dalla grazia di Dio che ci vuole portare a farci dire, come
Gesù: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che
fanno».( Lc. 23,34)
Vi dico che in passato riflettevo molto su questa frase di
Gesù. Mi dicevo ma Gesù sapeva benissimo quello che facevano
e diceva così per giustificarli davanti al Padre. Più tardi
ho capito che non era così. Ho capito che chi fa del male è
veramente un povero cieco e che è la prima vittima del suo
male. Mi è capitato di avere un aiuto leggendo qualcosa del
grande sant'Agostino: "È la cecità infatti a
crocifiggermi..., - dice sant'Agostino facendo parlare
Gesù - e Agostino aggiunge: " del suo sangue, Lui faceva
un collirio per loro".
Capite ? il sangue di Gesù, nel perdono, diventava un
collirio affinché potessero vedere è non fare più del male!
Fratelli moltissime volte il nostro perdono è il collirio
che apre gli occhi ai nostri persecutori !
Con il perdono trasformiamo la vita delle altre persone.
In questo stupendo cammino, necessario per qualsiasi altro
cammino spirituale, abbiamo a disposizione un grande aiuto:
la comunità.
La comunità, con tutti i suoi
difetti è anche, come sottolinea Jean Vanier
una scuola di amore e
fonte di guarigione
perché in essa non è presente solo la povera umanità
peccatrice ma, lo sappiamo, è quel luogo dove agisce la
potenza dello Spirito Santo che, come sappiamo, si manifesta
nei carismi, nella preghiera sui fratelli, nella preghiera
di intercessione, nella Santa eucaristia. Ma soprattutto
è il luogo dove il Signore per primo ci dimostra l'infinita
Sua Misericordia e il Suo perdono per tutti.
E allora noi non possiamo dire al Signore: "io non ce la
faccio!" perché Lui ci risponderebbe:"anche per me è stato
difficile ma Io ti ho dato il massimo del mio amore, del mio
perdono, quando tu mi hai dato il massimo del tuo peccato".
E allora questo ci deve commuovere e far cadere tutte le
nostre resistenze. La comunità diventa allora per
ciascuno di noi una esperienza concreta di vita che ci
rende capaci di perdonare e di amare tutti.
E il nostro perdono diventa per tutta la comunità un
terreno fertile per la crescita dei carismi e di ogni altro
dono utile alla nostra missione di evangelizzazione e
testimonianza. Quindi concludo dicendo: la comunità siamo
noi, ed è in mano a ciascuno di noi, alla disponibilità
personale di amare e perdonare.
1]
Esortazione Gaudete et Exsultate
[2]
Le Confessioni, I,1,1
[3]
incontro con i Missionari della Misericordia del
11/04/2018
[4]
in Vaticano il 26 febbraio 2004 rivolgendosi ai
parroci romani
[6]
Jean Vanier: La comunità. Luogo del perdono e della
festa
Pro-manuscripto ad uso interno del Gruppo Maria
L’elenco dei libretti del
Gruppo Maria è reperibile all’indirizzo Internet
http://www.gruppomaria.it/Biblioteca/Biblioteca.htm
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Il Gruppo Maria si riunisce ogni sabato alle 17:00 per la
preghiera comunitaria carismatica aperta a tutti, seguita
dalla Celebrazione Eucaristica prefestiva. Le riunioni, che
sono pubbliche, si tengono nella Chiesa di Santa Maria della
Consolazione, piazza della Consolazione, Roma. Una volta al
mese, mediamente, si tiene il ritiro domenicale dell'intera
giornata, anch'esso aperto a tutti.
Per le persone che intendono seguire il cammino si svolgono
ulteriori attività formative e di approfondimento. Il
principale servizio offerto a chi vuole sperimentare l'Amore
di Dio nella potenza del Suo Santo Spirito, è il Seminario
d'Effusione che, se ci si abbandona con fiducia all'azione
dello Spirito Santo, porta al Battesimo nello Spirito.
Durante la settimana sono spesso organizzati ulteriori
incontri di formazione e di condivisione per la crescita
personale e per il servizio offerto agli altri.
Per informazioni:
gruppomariaroma@gmail.com
http://www.gruppomaria.it - @gruppomariaroma |