La perseveranza
P. CIPRIAN VACARU OFMCap
Sabato 13 Maggio 2018
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Mi è stato affidato il tema della perseveranza. Vi renderete
conto di quanto sia importante questo tema: dopo la mia
catechesi il risultato dovrebbe essere infatti quello di
vedervi tutti presenti e puntuali ogni sabato pomeriggio! Ed
anche quelli che ora vengono saltuariamente dovrebbero
diventare assidui frequentatori del gruppo Maria. Purtroppo
forse non sarà così ma alla fine della catechesi ne capiremo
il perché: perché ci deve essere una motivazione, una
“spinta” cioè un impulso che ci spinge alla perseveranza. Ma
prima di entrare nel tema voglio fare alcune premesse.
La prima è che io non volevo trovarmi a parlarvi oggi qui!
Quando Gaetano mi ha chiesto di fare questa catechesi sulla
perseveranza gli ho risposto subito: “mi dispiace sono molto
impegnato con la scuola etc...vedi di trovare qualcun
altro”. Non è passata neanche un'ora che gli mando un
messaggio: “ci ho ripensato, va bene”. Ma sapete perché ci
ho ripensato? Perché sono arrivate nella mia mente, nel mio
cuore, alcune parole e non ho potuto fare resistenza. Queste
parole che mi risuonavano nella mente erano più o meno così:
“non potete non dare testimonianza, non potete tacere quello
che avete visto e sentito”.
E allora ecco perché questo mio intervento avrà sì l'intento
di essere una catechesi ma avrà come sottofondo la mia
testimonianza. D'altronde se ci pensiamo tutti quelli che vi
hanno parlato prima di me, più che trasmettere un concetto
hanno fatto delle testimonianze. Non si sono presentati come
maestri che hanno qualcosa da insegnare, ma come fratelli
che hanno desiderato condividere qualcosa. E, anche il mio
intervento, avrà il sottofondo di una testimonianza, pur
sempre restando sul tema della perseveranza. Chiedo allora
al Signore che anch'io, con le mie povere parole, possa
trasmettere qualcosa a voi.
Il Gruppo Maria ha una caratteristica particolare: la
preghiera. La prima cosa che ho imparato io personalmente
venendo al gruppo è stata la preghiera, la lode, il canto,
le mani alzate per glorificare il Signore. Non si può venire
qui e restare senza pregare. Chiunque sta frequentando il
gruppo, ha notato che la cosa su cui si insiste di più è la
preghiera settimanale. Nel nostro percorso ci sono anche
catechesi, formazione, ma quello che non manca in nessuna
settimana è la preghiera. E sono convinto che se molti
fratelli e sorelle che da ormai da diversi anni vengono ogni
sabato, non è per la catechesi, ma soprattutto per la
preghiera, per l’incontro con il Signore. È un aspetto che è
stato sottolineato molto bene anche nella catechesi di
Maura, ieri sera. Se c’è qualcosa che ci attira a venire
ogni sabato qui, questa è la preghiera, perché nella
preghiera si sperimenta la presenza di Dio.
Ecco perché le catechesi hanno questa caratteristica: è come
prendere una lente di ingrandimento e mettere a fuoco alcuni
aspetti. Gaetano ha parlato della comunità, Piero del
perdono poi Emilia della testimonianza e ieri sera abbiamo
sentito Maura che ha parlato dell'unzione profetica. Ecco,
tutti questi argomenti sono in fondo tutti uniti tra loro e
ci permettono di approfondire meglio la parola di Dio, di
capire di più la preghiera comunitaria, ci portano a delle
riflessioni: perché preghiamo così? Perché ci sono questi
interventi? Perché le profezie?
Ebbene quando io ho iniziato a pensare a questo tema della
perseveranza ho chiesto al Signore di darmi le parole giuste
che possano essere per la vostra edificazione, di indicarmi
anche da dove iniziare. Mi sono affidato al Signore e vi
dico che non sono passati nemmeno due giorni che una sera
mentre pregavo la liturgia delle ore mi è capitato un passo
della Scrittura ed ho capito che è da lì che dovevo
iniziare la mia catechesi ed è questo:
“corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore
della fede “ (Ebrei capitolo 12)
Quando ho letto questa Parola mi sono detto: ma veramente il
Signore ci risponde!. Oggi nel Vangelo si parlava dei
“segni” che accompagnavano il loro apostolato, la loro
missione. Ebbene il Signore spesso ci dà dei segni semplici,
attraverso una persona, un evento, una parola, ci parla così
in modo semplice. Allora è qui che noi dobbiamo aprire gli
orecchi o se volete di aprire gli occhi perché io ho visto
molti segni in tanti anni frequentando qui il Gruppo Maria,
non ho visto apparire gli angeli, non ho avuto apparizioni
della Madonna, ma ho visto manifestazioni dello Spirito nei
fratelli, nelle persone presenti.
Ritorniamo alla lettera agli Ebrei. Per capire meglio la
parola che vi ho citato ho voluto approfondirne il
significato leggendo tutto il contesto della lettura.
L'autore di questa lettera...non vorrei soffermarmi
sull'autore perché un grande studioso ed altri hanno detto
che la lettera di San Paolo agli Ebrei non è di San Paolo e
non è nemmeno agli Ebrei ! Ma a noi questo non ci interessa.
Vediamo allora il contesto della parola che mi è stata data.
Vi invito a fare anche voi lo stesso quando il Signore vi dà
una parola. Così mi sono reso conto che questa lettera è
stata scritta in un contesto che voleva mettere in risalto
la fede. Anche nei precedenti capitoli decimo ed undicesimo
si parla della fede. Non possiamo certamente leggere tutto
ma leggiamo solo alcuni versetti per capire il significato
della parola ricevuta. Ho scelto una collaboratrice che ci
aiuterà:
1 La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò
che non si vede. 4 Per fede, Abele offrì a Dio un
sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu
dichiarato giusto, chi infatti si avvicina a Dio, deve
credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo
cercano. 7 Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non
si vedevano, preso da sacro timore, costruì un'arca per la
salvezza della sua famiglia; 8Per fede, Abramo, chiamato da
Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in
eredità, e partì senza sapere dove andava. 9 Per fede, egli
soggiornò nella terra promessa come in una regione
straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e
Giacobbe, coeredi della medesima promessa...
23Per fede, Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre
mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era
bello;...
28Per fede, egli celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del
sangue, perché colui che sterminava i primogeniti non
toccasse quelli degli Israeliti. 29Per fede, essi passarono
il Mar Rosso come fosse terra asciutta....
39Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della
loro fede, non ottennero ciò che era stato loro
promesso: 40Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa
di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza
di noi.
Mi sono reso allora conto che la parola chiaramente
collegata alla “perseveranza” era “la fede”.
Ho voluto fare poi un'ulteriore ricerca della parola
perseveranza presente nella Bibbia e ho trovato che il più
delle volte la parola perseveranza è in riferimento alla
fede e alla preghiera e alla testimonianza nella
tribolazione. Vi faccio solo due esempi:
2Tes 1,4 : 3Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi,
fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi
progressi e l'amore di ciascuno di voi verso gli altri va
crescendo. 4Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese
di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte
le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate.
Eb 10, 36: 5Non abbandonate dunque la vostra franchezza,
alla quale è riservata una grande ricompensa. 36Avete solo
bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio,
otteniate ciò che vi è stato promesso. Ancora un poco,
infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e
non tarderà. 38 Il mio giusto per fede vivrà;
La Bibbia ci parla quindi di una fede che ha bisogno di
essere continuamente alimentata, rinvigorita, con la
perseveranza, con la preghiera.
Le parole che abbiamo ascoltato ci fanno anche comprendere
che questa fede è fondata su una esperienza, su un incontro
personale, su un coinvolgimento della loro vita con Dio. E
sono convinto che chi viene qui a pregare dopo venticinque,
trenta, quaranta anni, ogni sabato ha certamente avuto un
incontro con il Signore. Non si può venire semplicemente per
l'amore dei fratelli, anche se questo è molto bello, ma
perché c'è qualcosa che alimenta, che ci fa rivivere
quell'incontro che abbiamo ricevuto. Abbiamo sperimentato
anche emotivamente la presenza del Signore. Cioè la nostra
esperienza di fede può avere avuto all'inizio anche un
coinvolgimento affettivo – e qui qualcuno potrà ricordare la
sua esperienza personale, di come è stato travolto in modo
quasi passionale, emotivo... ma questa dimensione
strettamente e solamente emotiva non è sufficiente, non può
durare a lungo! La fede non è solo sentimento, entusiasmo,
perché i sentimenti cosi come vengono, vanno via. E allora
non provando alcun sentimento uno può dire: oggi non mi
sento di andare a pregare con i fratelli, non mi va di
andare in chiesa.
La fede allora cos'è? Nella prima lettera ai Corinzi, Paolo
ci dice che all'inizio noi veniamo nutriti con latte
spirituale perché incapaci di prendere cibo solido. Ma poi
c'è bisogno di un nutrimento più sostanzioso Anche con noi
Dio fa così: all'inizio ci fa gustare l’esperienza della
fede come a dei bambini, con un coinvolgimento soprattutto
affettivo, ma poi ci deve essere una crescita. In cosa
consiste questa crescita? Consiste, come dice la parola che
abbiamo ascoltato nel “tenere fisso lo sguardo su Gesù” e
perseverare coinvolgendo non solo il sentimento, che può
sparire, ma la nostra volontà, la nostra decisione personale
per conservare la fede! Vi dicevo che i fratelli anziani che
continuano a venire alla preghiera dopo tanti anni sono
stati spinti dall'esperienza che hanno fatto ma la loro
testimonianza ci dice soprattutto che il Signore è fedele,
che continua a parlarci e si manifesta e agisce se noi
consegniamo le redini della nostra vita a Lui. Ci fa fare
l’esperienza del suo amore e ci si rende conto che non c’è
niente da perdere ma al contrario Dio desidera dare
compimento, senso, gusto alla nostra vita..
Quindi al sentimento, all’entusiasmo iniziale deve seguire
la nostra decisione, la nostra volontà. E in questo senso mi
piace condividere con voi una parte della mia storia
vocazionale.
Sono entrato giovane in convento. Sentivo che era il luogo
adatto per me. Poi, con il tempo, qualche volta mi sentivo
smarrito, avevo dei dubbi. Mi chiedevo se era stato Lui a
chiamarmi oppure ero stato io a scegliere questa strada. Il
Signore allora, per rassicurarmi, mi dava qualche segno.
Poi, dopo un certo periodo, ritornavano altri dubbi. E io
chiedevo al Signore altri segni, conferme…questo per anni.
Un giorno, in un momento difficile, chiesi che la sua
volontà si manifestasse con più chiarezza nella mia vita e
Lui mi ha presso sul serio. Il Signore mi ha fatto fare
un'esperienza forte, mi ha parlato chiaramente, e da quel
pomeriggio del 5 agosto 2010 io non ho mai più avuto un
momento di dubbio.
La storia sarebbe lunga e forse ve la racconterò un'altra
volta ma quello che voglio sottolineare è che Dio mi aveva
preso veramente sul serio, mi aveva ascoltato. Sono rimasto
lo stesso, con le mie debolezze e i miei peccati, ma da quel
giorno ho capito che Dio, se chiediamo il suo aiuto per
comprendere la sua volontà ci prende sul serio ed è fedele !
Allora per fede, come avvenne nella storia di Abramo, Sara,
Noè, Mosè.... io non ho più dubitato della mia vocazione !
Credo che se il Signore permette certe cose nella nostra
vita è per farci progredire.
A volte forse permette che perdiamo quasi anche la fede per
poi ritrovarla più forte oppure per farci comprendere che
non siamo così forti e così sicuri di noi stessi, cioè per
renderci conto che abbiamo sempre bisogno di Lui. In
definitiva Il Signore permette che tutto questo accada
perché “quando sono debole è allora che sono forte perché
nella mia debolezza si manifesta la sua grazia” (2Cor cap.
12). Forse molti di voi – tra questi anche io – quando avete
iniziato a frequentare il gruppo, avete avuto l’impressione
che il gruppo Maria è una comunità di santi, che nel gruppo
c'è un'armonia, un amore che non esiste in nessuna altra
parte… E vi dico sinceramente che agli inizi, venendo e
osservando quello che succedeva, mi sembrava che tutto fosse
così perfetto e bello! Penso che Dio permette che questo
avvenga per guidarci pian piano a comprendere in modo
graduale cose più profonde.
Poi dopo la mia effusione dopo un primo periodo d’oro (noi
religiosi diciamo di noviziato!) ai fratelli è venuta l’idea
di prendermi come assistente spirituale e qui le cose hanno
iniziato a cambiare! Insomma, mi sono reso conto che, tutto
sommato, il gruppo non era composto da angeli!
Vi ho già detto, in altre occasioni, che prima di iniziare a
frequentare il gruppo Maria, ogni sabato sera andavo al
Collegio internazionale a giocare al calcio e quando i
fratelli mi chiedevano di venire al gruppo io dicevo sempre:
non posso, sono troppo impegnato! Ebbene – lo devo
confessare – che quando ho cominciato a vedere le diverse
fragilità del gruppo Maria, qualche volta mi è venuto la
tentazione di riprendere a giocare calcio! Ma ogni volta il
Signore mi parlava in modo così chiaro nella preghiera e mi
faceva capire che dovevo restare . E mi ha fatto capire che
Lui è sempre presente in questo gruppo anche con le sue
fragilità, le sue debolezze, le sue imperfezioni e che non
esistono comunità perfette! Ma non sono mai esistite,
neanche nei primi anni del cristianesimo: basta leggere le
lettere di san Paolo, basta ricordarsi delle piccolezza e
delle fragilità umane degli apostoli, dei tradimenti di
Pietro, della competizione tra Giovanni e Giacomo... ma
anche delle difficoltà delle prime comunità cristiane così
come sono raccontate nelle lettere di san Paolo e poi dai
fondatori degli Ordini religiosi, e così via.
Allora Dio non si scandalizza delle nostre miserie. Resta
solo dispiaciuto quando noi non ci arrendiamo, quando non
lottiamo per un cambiamento interiore, quando diciamo “ma io
sono fatto così ! “. Questi pensieri di sfiducia si
oppongono all’azione di Dio, all’azione dello Spirito Santo.
C'è una parola di Isaia che dobbiamo invece ricordare:
“19Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non
ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa. 20 Mi glorificheranno le
bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito
acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio
popolo, il mio eletto. 21 Il popolo che io ho plasmato per
me celebrerà le mie lodi. (Is 43, 16-21).
Allora ci si rende conto che nel gruppo i problemi e le
difficoltà prima o poi vengono fuori ma devo anche dirvi,
con la mano sul cuore, che io credo che non ci sia un gruppo
così motivato, così bello e persone con tanta esperienza
sulle spalle come nel nostro gruppo Maria.. Non voglio fare
nessun spot pubblicitario!. Non mi hanno pagato a fare
questo! Ma per me è così. Poi, in quest’ultimo tempo, ho
avuto modo di conoscere il gruppo anche attraverso la
sofferenza, la scomparsa di alcuni fratelli. Mi hanno ad
esempio colpito le parole di Alberto quando, dopo la morte
di sua moglie, diceva: sono triste, addolorato, ma non
disperato. Cosa gli fa dire queste cose? Per fede lui a
avuto coraggio di dire così.
Forse ieri sera vi sarete accorti che mentre parlavo
nell’omelia parlando di come Dio ci trasforma ogni giorno ad
immagine di Cristo, ho fatto l'esempio di una persona
trasfigurata di un monaco ortodosso.. Poi più tardi, durante
la sera, pensavo: ma anche io, ma anche noi tutti abbiamo
avuto modo di conoscere e parlare nel gruppo con persone
trasfigurate, trasformate non solo interiormente ma anche
esteriormente. Noi siamo abituati, siamo educati a vedere i
santi nelle icone oppure nelle statue della chiesa ma forse
dobbiamo aprire gli occhi per vedere la santità anche nei
segni semplici e quotidiani della nostra vita, del nostro
gruppo, dei fratelli che ci stanno accanto. Solo come
esempio vi dico che ieri sera sono rimasto colpito dai
colleghi di Silvia che erano venuti per pregare e ricordare
Silvia. Oggi Silvia, proprio oggi, avrebbe compiuto
quarantacinque anni. Sono entrati in chiesa direi con una
certo timore, una certa tristezza che forse era nel loro
cuore. Ebbene io ho visto Piero e Valentina che quando si
sono accorti di loro si sono alzati e con tanta gioia sono
andati a salutarli e ad abbracciarli. Questi non sono
segni?
Non è forse un dolore fortissimo per una mamma vedere morire
una figlia prima di lei? Soprattutto nel giorno in cui si
festeggia la mamma! Eppure erano più gioiosi loro dei
colleghi di Silvia. Cosa ci fa superare la tristezza ed
andare avanti? La fede ! Solo per la fede loro possono
sorridere, gioire e portare la gioia anche agli altri. E
così anche Fiorella. Fiorella sta male, molto male. Avete
visto come è cambiata eppure è venuta anche al
pellegrinaggio del Divino Amore e continua a fatica, quasi
con mezza bocca, a fare quello che ha sempre fatto: continua
a lodare Dio! Non sono questi, fratelli cari, dei segni,
segni grandi che ci parlano dell'opera di Dio nei nostri
fratelli?
San Paolo nella lettera agli Efesini (Ef 2,11-22) dice:
“ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi
dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della
promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora
invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani
siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli
infatti è la nostra pace, Così dunque voi non siete più
stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e
familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli
apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo
stesso Cristo Gesù”. Quanto questa lettera ci riguarda! Il
Signore ci sta portando a diventare concittadini dei santi e
familiari di Dio!
Papa Francesco, nella esortazione apostolica “Gaudete ed
Exultate”, al nr. 6., parla dei santi della porta accanto
voglio leggervi questo passo che ci riguarda in modo molto
da vicino:
«“Il Signore, nella storia della salvezza, ha salvato un
popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un
popolo. Perciò nessuno si salva da solo, come individuo
isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa
trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella
comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica
popolare, nella dinamica di un popolo. Mi piace vedere la
santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che
crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle
donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati,
nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In
questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno, vedo
la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la
santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a
noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare
un’altra espressione, “la classe media della santità”».
Ieri sera, permettetemi di ricordarvelo, pensavo a Silvia.
Silvia voleva vivere. Io ho parlato tanto con Silvia, andavo
all'ospedale insieme ad altri pochi per fare in modo che lei
potesse riposare. Quindi io, anche come sacerdote, avevo
questo privilegio di andare a trovarla. Ma anche per
telefono o con i messaggi. Qualche volta anche WathsApp
serve! E io conservo i suoi messaggi vocali. Lei voleva
guarire, era innamorata della vita ma Silvia era anche
pronta a partire, Dobbiamo dircelo. Silvia era pronta ad
incontrare il Signore ! Noi non sappiamo perché il Signore
ha voluto così, non sappiamo perché Giorgio, perché Aurora
che aveva una bambina di soli sette anni e poi Rita,
Annamaria e altre persone sono state chiamate da Dio. Non
abbiamo una risposta a queste domande. Ma una cosa è certa
che Silvia era pronta così come anche le altre persone che
abbiamo accompagnato nel loro tragitto ultimo verso il
Signore. Persone che sono state trasfigurate nel loro
cammino ad immagine di Cristo. Non sono forse questi segni
importanti? Non dobbiamo avere paura di parlarne.
Cari fratelli e sorelle – diciamoci la verità – non sempre e
così semplice “rinunciare” o “sacrificare” il sabato
pomeriggio: partire al meno un’ora prima da casa, per
arrivare qui alle 16.00 o alle 16.30, soprattutto per chi ha
da fare un servizio, e spesso girare ogni volta intorno alla
chiesa e su e giù per trovare un parcheggio! E per altri
fratelli aspettare i mezzi che non arrivano perché la
domenica arrivano ogni tanto e poi stare tutto il pomeriggio
in chiesa !
Pensate che Dio non conosce queste difficoltà? E non
apprezza lo sforzo che facciamo già uscendo dalla nostra
casa per indirizzarci verso una casa più grande dove
troviamo altri che alla volta hanno lasciato le loro casa?
Dio vede tutto, sa che abbiamo desiderio di Lui, sa che lo
cerchiamo: “Mi cercherete e mi troverete, poiché mi
cercherete con tutto il vostro cuore. Io mi farò trovare da
voi” (Ger 29,12-13). E proprio il fatto di trovare il
Signore in mezzo a noi è la motivazione più grande che ci
spinge a venire. So di trovare Lui che mi parla al o cuore,
mi consola, mi guarisce.
Voglio concludere: ho iniziato con questa parola: “corriamo
con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su
Gesù, autore e perfezionatore della fede” ed ho cercato di
dirvi che la perseveranza è legata alla fede, all’incontro
che abbiamo fatto con Lui, sperimentato venendo qui. Avevo
anche affermato che chi va in cerca di una comunità perfetta
non la trova mai… Da buon francescano mi sono ricordato di
un passaggio della vita di San Francesco quando a Frate
Francesco viene chiesto qual è il vero buon frate minore.
Ecco la risposta di Frate Francesco:
“sarebbe un buon Frate Minore colui che riunisse in sé la
vita e le attitudini dei seguenti Frati: la fede
di Bernardo..., la semplicità e purità di Leone..., la
cortesia di Angelo.., l'aspetto attraente e il buon senso
di Masseo..., la mente elevata nella contemplazione
di Egidio.., l'orazione di frate Rufino.., la pazienza di
frate Ginepro..., la robustezza fisica e spirituale di
Giovanni, la carità di frate Ruggero...”
È bello perché penso che allora ciascuno di noi potrebbe
chiedersi: ma per me il gruppo chi è? E rispondere per me il
gruppo è Gaetano, Piero, Antonella, Carla, Valentina,
Simona, Alessia, Alessandra, Teresa, Alessio ...non posso
dire il nome di tutti ma questo è per me il Gruppo Maria!
Pro-manuscripto ad uso interno del Gruppo Maria
L’elenco dei libretti del
Gruppo Maria è reperibile all’indirizzo Internet
http://www.gruppomaria.it/Biblioteca/Biblioteca.htm
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Il Gruppo Maria si riunisce ogni sabato alle 17:00 per la
preghiera comunitaria carismatica aperta a tutti, seguita
dalla Celebrazione Eucaristica prefestiva. Le riunioni, che
sono pubbliche, si tengono nella Chiesa di Santa Maria della
Consolazione, piazza della Consolazione, Roma. Una volta al
mese, mediamente, si tiene il ritiro domenicale dell'intera
giornata, anch'esso aperto a tutti.
Per le persone che intendono seguire il cammino si svolgono
ulteriori attività formative e di approfondimento. Il
principale servizio offerto a chi vuole sperimentare l'Amore
di Dio nella potenza del Suo Santo Spirito, è il Seminario
d'Effusione che, se ci si abbandona con fiducia all'azione
dello Spirito Santo, porta al Battesimo nello Spirito.
Durante la settimana sono spesso organizzati ulteriori
incontri di formazione e di condivisione per la crescita
personale e per il servizio offerto agli altri.
Per informazioni: gruppomariaroma@gmail.com
http://www.gruppomaria.it - @gruppomariaroma |