Rinnovamento nello Spirito Santo

Gruppo Maria
Chiesa di Santa Maria della Consolazione, piazza della Consolazione, Roma

 


 

La perseveranza
 

P. CIPRIAN VACARU OFMCap

 

Sabato 13 Maggio 2018

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Mi è stato affidato il tema della perseveranza. Vi renderete conto di quanto sia importante questo tema: dopo la mia catechesi il risultato dovrebbe essere infatti quello di vedervi tutti presenti e puntuali ogni sabato pomeriggio! Ed anche quelli che ora vengono saltuariamente dovrebbero diventare assidui frequentatori del gruppo Maria. Purtroppo forse non sarà così ma alla fine della catechesi ne capiremo il perché: perché ci deve essere una motivazione, una “spinta” cioè un impulso che ci spinge alla perseveranza. Ma prima di entrare nel tema voglio fare alcune premesse.

La prima è che io non volevo trovarmi a parlarvi oggi qui! Quando Gaetano mi ha chiesto di fare questa catechesi sulla perseveranza gli ho risposto subito: “mi dispiace sono molto impegnato con la scuola etc...vedi di trovare qualcun altro”. Non è passata neanche un'ora che gli mando un messaggio: “ci ho ripensato, va bene”. Ma sapete perché ci ho ripensato? Perché sono arrivate nella mia mente, nel mio cuore, alcune parole e non ho potuto fare resistenza. Queste parole che mi risuonavano nella mente erano più o meno così: “non potete non dare testimonianza, non potete tacere quello che avete visto e sentito”.

E allora ecco perché questo mio intervento avrà sì l'intento di essere una catechesi ma avrà come sottofondo la mia testimonianza. D'altronde se ci pensiamo tutti quelli che vi hanno parlato prima di me, più che trasmettere un concetto hanno fatto delle testimonianze. Non si sono presentati come maestri che hanno qualcosa da insegnare, ma come fratelli che hanno desiderato condividere qualcosa. E, anche il mio intervento, avrà il sottofondo di una testimonianza, pur sempre restando sul tema della perseveranza. Chiedo allora al Signore che anch'io, con le mie povere parole, possa trasmettere qualcosa a voi.

Il Gruppo Maria ha una caratteristica particolare: la preghiera. La prima cosa che ho imparato io personalmente venendo al gruppo è stata la preghiera, la lode, il canto, le mani alzate per glorificare il Signore. Non si può venire qui e restare senza pregare. Chiunque sta frequentando il gruppo, ha notato che la cosa su cui si insiste di più è la preghiera settimanale. Nel nostro percorso ci sono anche catechesi, formazione, ma quello che non manca in nessuna settimana è la preghiera. E sono convinto che se molti fratelli e sorelle che da ormai da diversi anni vengono ogni sabato, non è per la catechesi, ma soprattutto per la preghiera, per l’incontro con il Signore. È un aspetto che è stato sottolineato molto bene anche nella catechesi di Maura, ieri sera. Se c’è qualcosa che ci attira a venire ogni sabato qui, questa è la preghiera, perché nella preghiera si sperimenta la presenza di Dio.

Ecco perché le catechesi hanno questa caratteristica: è come prendere una lente di ingrandimento e mettere a fuoco alcuni aspetti. Gaetano ha parlato della comunità, Piero del perdono poi Emilia della testimonianza e ieri sera abbiamo sentito Maura che ha parlato dell'unzione profetica. Ecco, tutti questi argomenti sono in fondo tutti uniti tra loro e  ci permettono di  approfondire meglio la parola di Dio, di capire di più la preghiera comunitaria, ci portano a delle riflessioni: perché preghiamo così? Perché ci sono questi interventi? Perché le profezie?

Ebbene quando io ho iniziato a pensare a questo tema della perseveranza ho chiesto al Signore di darmi le parole giuste che possano essere per la vostra edificazione, di indicarmi anche da dove iniziare. Mi sono affidato al Signore e vi dico che non sono passati nemmeno due giorni che una sera mentre pregavo la liturgia delle ore mi è capitato un passo della Scrittura ed  ho capito che è da lì che dovevo iniziare la mia catechesi ed è questo:

“corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede “ (Ebrei capitolo 12)

Quando ho letto questa Parola mi sono detto: ma veramente il Signore ci risponde!.  Oggi nel Vangelo si parlava dei “segni” che accompagnavano il loro apostolato, la loro missione. Ebbene il Signore spesso ci dà dei segni semplici, attraverso una persona, un evento, una parola, ci parla così in modo semplice. Allora è qui che noi dobbiamo aprire gli orecchi o se volete di aprire gli occhi perché io ho visto molti segni in tanti anni frequentando qui il Gruppo Maria, non ho visto apparire gli angeli, non ho avuto apparizioni della Madonna, ma ho visto manifestazioni dello Spirito nei fratelli, nelle persone presenti.

Ritorniamo alla lettera agli Ebrei. Per capire meglio la parola che vi ho citato ho voluto approfondirne il significato leggendo tutto il contesto della lettura. L'autore di questa lettera...non vorrei soffermarmi sull'autore perché un grande studioso ed altri hanno detto che la lettera di San Paolo agli Ebrei non è di San Paolo e non è nemmeno agli Ebrei ! Ma a noi questo non ci interessa. Vediamo allora il contesto della parola che mi è stata data. Vi invito a fare anche voi lo stesso quando il Signore vi dà una parola. Così mi sono reso conto che questa lettera è stata scritta in un contesto che voleva mettere in risalto la fede. Anche nei precedenti capitoli decimo ed undicesimo si parla della fede. Non possiamo certamente leggere tutto ma leggiamo solo alcuni versetti per capire il significato della parola ricevuta. Ho scelto una collaboratrice che ci aiuterà:

1 La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede.  4 Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano. 7 Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un'arca per la salvezza della sua famiglia; 8Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. 9 Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa...

 23Per fede, Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello;...

 28Per fede, egli celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché colui che sterminava i primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti. 29Per fede, essi passarono il Mar Rosso come fosse terra asciutta....

39Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: 40Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

Mi sono reso allora conto che la parola chiaramente collegata alla “perseveranza” era “la fede”. 

Ho voluto fare poi un'ulteriore ricerca della parola perseveranza presente nella Bibbia e ho trovato che il più delle volte la parola perseveranza è in riferimento alla fede e alla preghiera e alla testimonianza nella tribolazione. Vi faccio solo due esempi:

2Tes 1,4 : 3Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l'amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. 4Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate.

Eb 10, 36:  5Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. 36Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. 38 Il mio giusto per fede vivrà;

La Bibbia ci parla quindi di una fede che ha bisogno di essere continuamente alimentata, rinvigorita, con la perseveranza, con la preghiera.

Le parole che abbiamo ascoltato ci fanno anche comprendere che questa fede è fondata su una esperienza, su un incontro personale, su un coinvolgimento della loro vita con Dio. E sono convinto che chi viene qui a pregare dopo venticinque, trenta, quaranta anni, ogni sabato ha certamente avuto un incontro con il Signore. Non si può venire semplicemente per l'amore dei fratelli, anche se questo è molto bello, ma perché c'è qualcosa che alimenta, che ci fa rivivere quell'incontro che abbiamo ricevuto. Abbiamo sperimentato anche emotivamente la presenza del Signore. Cioè la nostra esperienza di fede può avere avuto all'inizio anche un coinvolgimento affettivo – e qui qualcuno potrà ricordare la sua esperienza personale, di come è stato travolto in modo quasi passionale, emotivo... ma questa dimensione strettamente e solamente emotiva non è sufficiente, non può durare a lungo! La fede non è solo sentimento, entusiasmo, perché i sentimenti cosi come vengono, vanno via. E allora non provando alcun sentimento uno può dire: oggi non mi sento di andare a pregare con i fratelli, non mi va di andare in chiesa.

La fede allora cos'è? Nella prima lettera ai Corinzi, Paolo ci dice che all'inizio noi veniamo nutriti con latte spirituale perché incapaci di prendere cibo solido. Ma poi c'è bisogno di un nutrimento più sostanzioso Anche con noi Dio fa così: all'inizio ci fa gustare l’esperienza della fede come a dei bambini, con un coinvolgimento soprattutto affettivo, ma poi ci deve essere una crescita. In cosa consiste questa crescita? Consiste, come dice la parola che abbiamo ascoltato nel “tenere fisso lo sguardo su Gesù” e perseverare coinvolgendo non solo il sentimento, che può sparire, ma la nostra volontà, la nostra decisione personale per conservare la fede! Vi dicevo che i fratelli anziani che continuano a venire alla preghiera dopo tanti anni sono stati spinti dall'esperienza che hanno fatto ma la loro testimonianza ci dice soprattutto che il Signore è fedele, che continua a parlarci e si manifesta e agisce se noi consegniamo le redini della nostra vita a Lui. Ci fa fare l’esperienza del suo amore e ci si rende conto che non c’è niente da perdere ma al contrario Dio desidera dare compimento, senso, gusto alla nostra vita..

Quindi al sentimento, all’entusiasmo iniziale deve seguire la nostra decisione, la nostra volontà. E in questo senso mi piace condividere con voi una parte della mia storia vocazionale.

Sono entrato giovane in convento. Sentivo che era il luogo adatto per me. Poi, con il tempo, qualche volta mi sentivo smarrito, avevo dei dubbi. Mi chiedevo se era stato Lui a chiamarmi oppure ero stato io a scegliere questa strada. Il Signore allora, per rassicurarmi, mi dava qualche segno. Poi, dopo un certo periodo, ritornavano altri dubbi. E io chiedevo al Signore altri segni, conferme…questo per anni. Un giorno, in un momento difficile, chiesi che la sua volontà si manifestasse con più chiarezza nella mia vita e Lui mi ha presso sul serio. Il Signore mi ha fatto fare un'esperienza forte, mi ha parlato chiaramente, e da quel pomeriggio del 5 agosto 2010 io non ho mai più avuto un momento di dubbio.

La storia sarebbe lunga e forse ve la racconterò un'altra volta ma quello che voglio sottolineare è che Dio mi aveva preso veramente sul serio, mi aveva ascoltato. Sono rimasto lo stesso, con le mie debolezze e i miei peccati, ma da quel giorno ho capito che Dio, se chiediamo il suo aiuto per comprendere la sua volontà ci prende sul serio ed è fedele ! Allora per fede, come avvenne nella storia di  Abramo, Sara, Noè, Mosè.... io non ho più dubitato della mia vocazione !

Credo che se il Signore permette certe cose nella nostra vita è per farci progredire.

A volte forse permette che perdiamo quasi anche la fede per poi ritrovarla più forte oppure per farci comprendere che non siamo così forti e così sicuri di noi stessi, cioè per renderci conto che abbiamo sempre bisogno di Lui. In definitiva Il Signore permette che tutto questo accada perché “quando sono debole è allora che sono forte perché nella mia debolezza si manifesta la sua grazia” (2Cor cap. 12). Forse molti di voi – tra questi anche io – quando avete iniziato a frequentare il gruppo, avete avuto l’impressione che il gruppo Maria è una comunità di santi, che nel gruppo c'è un'armonia, un amore che non esiste in nessuna altra parte… E vi dico sinceramente che agli inizi, venendo e osservando quello che succedeva, mi sembrava che tutto fosse così perfetto e bello! Penso che Dio permette che questo avvenga per guidarci pian piano a comprendere in modo graduale cose più profonde.

Poi dopo la mia effusione dopo un primo periodo d’oro (noi religiosi diciamo di noviziato!) ai fratelli è venuta l’idea di prendermi come assistente spirituale e  qui le cose hanno iniziato a cambiare! Insomma, mi sono reso conto che, tutto sommato, il gruppo non era composto da angeli!

Vi ho già detto, in altre occasioni, che prima di iniziare a frequentare il gruppo Maria, ogni sabato sera andavo al Collegio internazionale a giocare al calcio e quando i fratelli mi chiedevano di venire al gruppo io dicevo sempre: non posso, sono troppo impegnato! Ebbene – lo devo confessare – che quando ho cominciato a vedere le diverse fragilità del gruppo Maria, qualche volta mi è venuto la tentazione di riprendere a giocare calcio! Ma ogni volta  il Signore mi parlava in modo così chiaro nella preghiera e mi faceva capire che dovevo restare . E mi ha fatto capire che Lui è sempre presente in questo gruppo anche con le sue fragilità, le sue debolezze, le sue imperfezioni e che non esistono comunità perfette! Ma non sono mai esistite, neanche nei primi anni del cristianesimo: basta leggere le lettere di san Paolo, basta ricordarsi delle piccolezza e delle fragilità umane degli apostoli, dei tradimenti di Pietro, della competizione tra Giovanni e Giacomo... ma anche delle difficoltà delle prime comunità cristiane così come sono raccontate nelle lettere di san Paolo e poi dai fondatori degli Ordini religiosi, e così via.

Allora Dio non si scandalizza delle nostre miserie. Resta solo dispiaciuto quando noi non ci arrendiamo, quando non lottiamo per un cambiamento interiore, quando diciamo “ma io sono fatto così ! “. Questi pensieri di sfiducia si oppongono all’azione di Dio, all’azione dello Spirito Santo. C'è una parola di Isaia che dobbiamo invece ricordare: “19Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. 20 Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. 21 Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. (Is 43, 16-21).

Allora ci si rende conto che nel gruppo i problemi e le difficoltà prima o poi vengono  fuori ma devo anche dirvi, con la mano sul cuore, che io credo che non ci sia un gruppo così motivato, così bello e persone con tanta esperienza sulle spalle come nel nostro gruppo Maria.. Non voglio fare nessun spot pubblicitario!. Non mi hanno pagato a fare questo! Ma per me è così. Poi, in quest’ultimo tempo, ho avuto modo di conoscere il gruppo anche attraverso la sofferenza, la scomparsa di alcuni fratelli. Mi hanno ad esempio colpito le parole di Alberto quando, dopo la morte di sua moglie, diceva: sono triste, addolorato, ma non disperato. Cosa gli fa dire queste cose? Per fede lui a avuto coraggio di dire così.

Forse ieri sera vi sarete accorti che mentre parlavo nell’omelia parlando di come Dio ci trasforma ogni giorno ad immagine di Cristo, ho fatto l'esempio di una persona trasfigurata di un monaco ortodosso.. Poi più tardi, durante la sera, pensavo: ma anche io, ma anche noi tutti abbiamo avuto modo di conoscere e parlare nel gruppo con persone trasfigurate, trasformate non solo interiormente ma anche esteriormente. Noi siamo abituati, siamo educati a vedere i santi nelle icone oppure nelle statue della chiesa ma forse dobbiamo aprire gli occhi per vedere la santità anche nei segni semplici e quotidiani della nostra vita, del nostro gruppo, dei fratelli che ci stanno accanto. Solo come esempio vi dico che ieri sera sono rimasto colpito dai colleghi di Silvia che erano venuti per pregare e ricordare Silvia. Oggi Silvia, proprio oggi, avrebbe compiuto quarantacinque anni. Sono entrati in chiesa direi con una certo timore, una certa tristezza che forse era nel loro cuore. Ebbene io ho visto Piero e Valentina che quando si sono accorti di loro si sono alzati e con tanta gioia sono andati a salutarli e ad abbracciarli. Questi non sono segni? 

Non è forse un dolore fortissimo per una mamma vedere morire una figlia prima di lei? Soprattutto nel giorno in cui si festeggia la mamma! Eppure erano più gioiosi loro dei colleghi di Silvia. Cosa ci fa superare la tristezza ed andare avanti? La fede ! Solo per la fede loro possono sorridere, gioire e portare la gioia anche agli altri. E così anche Fiorella. Fiorella sta male, molto male. Avete visto come è cambiata eppure è venuta anche al pellegrinaggio del Divino Amore e continua a fatica, quasi con mezza bocca, a fare quello che ha sempre fatto: continua a lodare Dio! Non sono questi, fratelli cari, dei segni, segni grandi che ci parlano dell'opera di Dio nei nostri fratelli?

San Paolo nella lettera agli Efesini (Ef 2,11-22) dice: “ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù”. Quanto questa lettera ci riguarda! Il Signore ci sta portando a diventare concittadini dei santi e familiari di Dio!

Papa Francesco, nella esortazione apostolica “Gaudete ed Exultate”,  al nr. 6., parla dei santi della porta accanto voglio leggervi questo passo che ci riguarda in modo molto da vicino:

 «“Il Signore, nella storia della salvezza, ha salvato un popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo. Perciò nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo. Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno, vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”».

Ieri sera, permettetemi di ricordarvelo, pensavo a Silvia. Silvia voleva vivere. Io ho parlato tanto con Silvia, andavo all'ospedale insieme ad altri pochi per fare in modo che lei potesse riposare. Quindi io, anche come sacerdote, avevo questo privilegio di andare a trovarla. Ma anche per telefono o con i messaggi. Qualche volta anche WathsApp serve! E io conservo i suoi messaggi vocali. Lei voleva guarire, era innamorata della vita ma Silvia era anche pronta a partire, Dobbiamo dircelo. Silvia era pronta ad incontrare il Signore ! Noi non sappiamo perché il Signore ha voluto così, non sappiamo perché Giorgio, perché Aurora che aveva una bambina di soli sette anni e poi Rita, Annamaria e altre persone sono state chiamate da Dio. Non abbiamo una risposta a queste domande. Ma una cosa è certa che Silvia era pronta così come anche le altre persone che abbiamo accompagnato nel loro tragitto ultimo verso il Signore. Persone che sono state trasfigurate nel loro cammino ad immagine di Cristo. Non sono forse questi segni importanti? Non dobbiamo avere paura di parlarne.

Cari fratelli e sorelle – diciamoci la verità – non sempre e così semplice “rinunciare” o “sacrificare” il sabato pomeriggio: partire al meno un’ora prima da casa, per arrivare qui alle 16.00 o alle 16.30, soprattutto per chi ha da fare un servizio, e spesso girare ogni volta intorno alla chiesa e su e giù per trovare un parcheggio! E per altri fratelli aspettare i mezzi che non arrivano perché la domenica arrivano ogni tanto e poi stare tutto il pomeriggio in chiesa !

Pensate che Dio non conosce queste difficoltà? E non apprezza lo sforzo che facciamo già uscendo dalla nostra casa per indirizzarci verso una casa più grande dove troviamo altri che alla volta hanno lasciato le loro casa?  Dio vede tutto, sa che abbiamo desiderio di Lui, sa che lo cerchiamo: “Mi cercherete e mi troverete, poiché mi cercherete con tutto il vostro cuore. Io mi farò trovare da voi” (Ger 29,12-13). E proprio il fatto di trovare il Signore in mezzo a noi è la motivazione più grande che ci spinge a venire. So di trovare Lui che mi parla al o cuore, mi consola, mi guarisce.

Voglio concludere: ho iniziato con questa parola: “corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”  ed ho cercato di dirvi che la perseveranza è legata alla fede, all’incontro che abbiamo fatto con Lui, sperimentato venendo qui. Avevo anche affermato che chi va in cerca di una comunità perfetta non la trova mai… Da buon francescano mi sono ricordato di un passaggio della vita di San Francesco quando a Frate Francesco viene chiesto qual è  il vero buon frate minore.

Ecco la risposta di Frate Francesco:

“sarebbe un buon Frate Minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti Frati: la fede di Bernardo..., la semplicità e purità di Leone..., la cortesia di Angelo.., l'aspetto attraente e il buon senso di Masseo..., la mente elevata nella contemplazione di Egidio.., l'orazione di frate Rufino.., la pazienza di frate Ginepro..., la robustezza fisica e spirituale di Giovanni, la carità di frate Ruggero...”

È bello perché penso che allora ciascuno di noi potrebbe chiedersi: ma per me il gruppo chi è? E rispondere per me il gruppo è Gaetano, Piero, Antonella, Carla, Valentina, Simona, Alessia, Alessandra, Teresa, Alessio ...non posso dire il nome di tutti ma questo è per me il Gruppo Maria!


 

Pro-manuscripto ad uso interno del Gruppo Maria

L’elenco dei libretti del Gruppo Maria è reperibile all’indirizzo Internet http://www.gruppomaria.it/Biblioteca/Biblioteca.htm


 

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Il Gruppo Maria si riunisce ogni sabato alle 17:00 per la preghiera comunitaria carismatica aperta a tutti, seguita dalla Celebrazione Eucaristica prefestiva. Le riunioni, che sono pubbliche, si tengono nella Chiesa di Santa Maria della Consolazione, piazza della Consolazione, Roma. Una volta al mese, mediamente, si tiene il ritiro domenicale dell'intera giornata, anch'esso aperto a tutti.

Per le persone che intendono seguire il cammino si svolgono ulteriori attività formative e di approfondimento. Il principale servizio offerto a chi vuole sperimentare l'Amore di Dio nella potenza del Suo Santo Spirito, è il Seminario d'Effusione che, se ci si abbandona con fiducia all'azione dello Spirito Santo, porta al Battesimo nello Spirito. Durante la settimana sono spesso organizzati ulteriori incontri di formazione e di condivisione per la crescita personale e per il servizio offerto agli altri.

Per informazioni: gruppomariaroma@gmail.com

http://www.gruppomaria.it - image@gruppomariaroma

 
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