ACCOGLIENZA E COMUNITÀ
ANTONELLA AMODEO
Sabato 21 aprile 2018
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L’accoglienza sta alla base della vita della comunità.
Nella prima
catechesi di questo cammino di discepolato Gaetano ci ha
detto che la Comunità è il luogo dove noi ci riuniamo
attorno a Cristo, quindi è il luogo dove noi sperimentiamo
l’amore di Dio e tra di noi, dove viviamo la fraternità, in
quanto noi tutti siamo uniti da un legame che viene da Dio
ed è dono di Dio.
E' Cristo
che raduna la Comunità, è Lui che ha scelto e chiamato
ognuno di noi a far parte del gruppo Maria, ci chiama a
condividere i doni e a scoprire insieme la bellezza e la
profondità dell’amore di Dio.
Come si
riconosce una Comunità radunata nel nome del Signore
?
La Comunità
si riconosce da come ama, da come circola l’amore tra di
noi, dalla disponibilità all’ascolto, dalla generosità nel
dare e nel condividere, dalla pazienza nel sopportarci,
dalla perseveranza nell’amore, cioè da come accoglie.
Comprendiamo, quindi, che è fondamentale per la vita di ogni
comunità l’accoglienza di ogni fratello. Dall’accoglienza
traspare l’amore che circola nel gruppo. Se una comunità
circolano questi sentimenti si vede da come ci si accoglie.
Piero ci ha
detto nel precedente insegnamento che la realizzazione di
una comunità passa dal perdono.
Oggi
possiamo aggiungere che la comunità si basa sul perdono e
sull’accoglienza, sono questi due pilastri che la
sostengono.
L’ACCOGLIENZA non solo caratterizza la comunità ma E’ UNO
DEI SEGNI CHE LA COMUNITA’ E’ VIVA , che procede verso
Cristo.
Accogliere
è andare incontro al fratello, partecipargli l’amore che ci
è stato donato, farsi prossimo, è guardarlo con amore,
ascoltarlo con attenzione, aprirgli - prima ancora delle
braccia - la porta del proprio cuore e fargli spazio, uno
spazio nel quale si senta accettato - così come è - con le
sue ferite, le sue debolezze ma anche con i suoi doni.
TUTTA LA
COMUNITA’ E’ CHIAMATA AD ACCOGLIERE
Tutto il
gruppo è chiamato all'accoglienza, tutti i fratelli, tutti
i ministeri ed i servizi, all’interno di ogni ministero e
servizio. Nessuno può restare fuori da questo abbraccio
d’amore, ma tutti dobbiamo accoglierci.
Lasciamoci
accogliere da Dio.
In Romani
15, 7 leggiamo : “Accoglietevi perciò gli uni gli altri
come Cristo accolse voi”.
Paolo dice
che prima dobbiamo renderci disponibili, arrenderci a Cristo
che ci accoglie e solo dopo possiamo renderci parte attiva
nell'accogliere, così come noi siamo stati accolti da
Cristo.
Prima
dobbiamo lasciarci accogliere da Dio
Se non
facciamo esperienza di accoglienza come possiamo accogliere
un fratello?
Possiamo
allargare le braccia e ricevere il fratello come dono di Dio
solo se abbiamo coscienza che siamo amati da Dio così come
siamo.
Nessuno di
noi può donare ciò che non vive.
Se quello
che facciamo non passa attraverso il nostro il nostro
vissuto, la nostra esperienza di vita, non possiamo
trasmettere ciò che non ci appartiene, le nostre parole
sarebbero solo vuote, senza pregnanza.
L’esperienza concreta dell'accoglienza e dell'amore da parte
di Dio, del suo perdono, delle sue consolazioni, delle sue
misericordie ci consente a nostra volta di amare, consolare,
cioè di trasmettere l’amore di Dio che abbiamo ricevuto ed
annunziare ai fratelli che Dio li accoglie.
Accogliere
è vivere l’accoglienza che Dio fa a noi,
è ricevere quel dono che ci consente di diventare a nostra
volta accoglienti verso i fratelli.
Dobbiamo
prima ospitare Gesù nel nostro cuore e permettergli di
trasformare la nostra vita, i nostri pensieri, solo così
possiamo essere capaci di accogliere come lui ci ha
accolti.
Ci
lasciamo accogliere da Cristo?
Prologo di
Giovanni leggiamo:
“Venne
fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare
figli di Dio:
i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere
di uomo, ma da Dio sono stati generati”.
La parola ci dice che coloro che lo accolgono, diventano
figli di Dio
L’accoglienza ci fa diventare figli, ed è un dono di Dio,
ma lo si diventa credendo.
L’accoglienza presume la fede nel nome di Gesù, perché
consiste nel riconoscere ed invocare con fiducia la potenza
del Figlio di Dio, cosi la fede in Cristo ci costituisce
suoi figli.
Quando abbiamo ricevuto la preghiera di effusione ci è
stato chiesto di credere in Gesù e di sceglierlo come
Signore della nostra vita. Noi abbiamo fatto quest’atto di
fede, abbiamo creduto e accettato la Signoria di Gesù nella
nostra vita.
Ma l’esperienza di accoglienza noi la sperimentiamo insieme
durante la preghiera comunitaria.
In Isaia e
poi in 2 Corinzi 6,16-18 (c.d.“l’epistola
dell’accoglienza”) leggiamo:
“Abiterò
in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò loro Dio, ed
essi saranno il mio popolo …. E io vi accoglierò, e sarò per
voi come un padre, e voi mi sarete come figli…”
Ognuno di
noi sicuramente può testimoniare l’esperienza che fa di
sabato in sabato dell’amore, dell’accoglienza, della
tenerezza di Dio. Con quanti modi e forme, come la fantasia
dello Spirito suscita, Dio ci accoglie, ci consola, terge
le nostre lacrime, fa sentire la Sua presenza. Fa sentire
ognuno di noi figlio amato custodito nel suo cuore !
Accogliere
se stessi
Ma dobbiamo
fare un altro passo in avanti.
Ognuno non
può accogliere l’altro se prima non accogliere se stesso.
Sappiamo bene che noi, a volte, siamo i peggiori nemici di
noi stessi. Spesso non ci accettiamo come siamo, vediamo in
noi solo i lati negativi, vorremmo essere diversi da come
siamo e questo ci provoca sofferenze.
Ma se non
ci accettiamo difficilmente riusciremo ad accettare ed
accogliere gli altri.
In questo
cammino di fede dobbiamo, con la grazia del Signore,
giungere alla consapevolezza di essere una creatura con
virtù e difetti ed accettare i propri limiti e i propri
difetti.
Siamo
chiamati a cercare di modificare i nostri aspetti negativi,
a chiedere al Signore di guarirci, allo Spirito di
rivestirci sempre della Sua Grazia e di darci un cuore nuovo
che ci consenta di uscire dal nostro io per incontrare
l’altro perché siamo un solo corpo in Cristo – come dice S.
Paolo in Rm 12,5 “anche se in molti siamo un solo corpo” -
ad abbiamo bisogno gli uni degli altri.
In
definitiva ognuno di noi è chiamato a diventare una persona
accogliente perché è stata per prima accolta, toccata e
sanata dall’amore di Dio. E Dio che è amore ci rende capace
di amore comunicandoci se stesso.
L’Accoglienza del fratello
L’accoglienza
che facciamo tra di noi è accoglienza a Dio.
Gesù stesso
dice “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me
accoglie colui che mi ha mandato” (Matteo 10,40)
Accogliere
nel nome di Gesù è accogliere Dio nel nostro cuore.
Quindi
l’accoglienza diventa comunicazione di Dio agli altri,
comunichiamo Gesù, accogliendoci creiamo vincoli d’amore
vero che il tempo non scalfisce.
E’ l’amore
che abbiamo ricevuto che ci permette di accoglierci
reciprocamente e di vivere come comunità.
L'effusione
dello Spirito non solo ci fa prendere coscienza della
Signoria di Gesù Cristo, ma ci fa riconoscere la sua
presenza negli altri e ci spinge a donare agli altri questo
amore.
S.
Giovanni nella Prima lettera scrive: "Sappiamo di
essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i
fratelli" (1 Gv 3, 14).
E, al
capitolo successivo “Noi amiamo perché egli ci ha
amato per primo” (1 Gv 4, 19).
Come
comunichiamo quest’amore che abbiamo ricevuto?
Paolo in
Romani ci aveva esortato ad accoglierci tra di noi “
come Cristo accolse voi”.
Accogliamo
il fratello come siamo stati accolti da Cristo, con la
grazia che ci dona lo Spirito Santo, facendo sentire ognuno
aspettato, atteso, amato personalmente, riconoscendo che
l’altro è anche lui un figlio di Dio amato come me, che
porta il sigillo del figlio di Dio ed è mio fratello in
Cristo.
L’accoglienza del fratello che facciamo nel nome di Dio ci
costituisce popolo di Dio, uniti in quanto
figli amati dal Padre che intraprendono un cammino di
santità.
Chi ama i
fratelli costruisce la comunità
(Jean Vanier, fondatore della Comunità dell’Arca).
Allora il
nostro equipaggiamento spirituale consiste, nell’ascolto,
nella pazienza, nella benignità, nel rispetto degli altri,
nel non cercare il proprio interesse, nel frenare la propria
ira, nel dimenticare il male ricevuto.
In
particolare l’esercizio dell’accoglienza richiede :
Ascolto del
fratello.
Ascoltare è il primo modo per accoglierlo e
farlo sentire parte della comunità, ma anche parte della
mia vita.
Dobbiamo
saper ascoltare, perché molte volte i fratelli hanno bisogno
solo di essere ascoltati per comprendere quello che stanno
vivendo.
Ascoltare
anche il loro dolore, le ansie, le sofferenze e perfino il
loro silenzio.
Perdono:
Non possiamo accogliere se abbiamo rancore che alberga in
noi, se c’è risentimento.
In Efesini
4, 31 sempre Paolo ci esorta:
"Siate
benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi,
perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in
Cristo".
Gratitudine:
Dobbiamo crescere nella dimensione della gratitudine per il
dono dei fratelli che il Signore ci ha dato. Ogni persona
che arriva al gruppo è una persona che Gesù ha chiamato, ha
voluto facesse parte di questa realtà. In Colossesi Paolo ci
esorta "Siete stati chiamati in un solo corpo. Siate
riconoscenti" (Col 3, 15). Se lodiamo Dio per i fratelli
allontaniamoil giudizio sul fratello e ci apriamo alla
riconoscenza a Dio per quel fratello, per i suoi doni, e
questo porta frutto al gruppo.
Pazienza:
dobbiamo ricordarci di quanta pazienza Dio ha con noi, e
quanta i fratelli verso di noi. Così dobbiamo avere
pazienza del fratello, sopportandoci e accogliendo tutti
senza particolarismi.
Colossesi
3, 13 leggiamo: “sopportandovi a vicenda”.
Ed ancora
Paolo, in Romani, cap. 12 dice “… siamo un solo corpo …
le varie membra hanno cura le une delle altre…” e sempre
Paolo precisa “amatevi
gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello
stimarvi a vicenda”.
Tutti
nella comunità siamo importanti e indispensabili e dobbiamo
avere cura gli uni degli altri evitando di fare preferenze,
vincendo le antipatie, i pregiudizi, i preconcetti, ecc.
Per
concludere dobbiamo accoglierci LASCIANDO CHE SIA LO
SPIRITO SANTO AD AGIRE IN NOI E TRA NOI.
Chiediamo
sempre di avere un cuore aperto e gli occhi illuminati dalla
luce dello Spirito per cogliere nel fratello il volto di
Cristo, la presenza di Cristo e l’opera dello Spirito ed
così accoglierlo mostrandogli il cuore misericordioso di
Dio.
Pro-manuscripto ad uso interno del Gruppo Maria
L’elenco dei libretti del
Gruppo Maria è reperibile all’indirizzo Internet
http://www.gruppomaria.it/Biblioteca/Biblioteca.htm
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Il Gruppo Maria si riunisce ogni sabato alle 17:00 per la
preghiera comunitaria carismatica aperta a tutti, seguita
dalla Celebrazione Eucaristica prefestiva. Le riunioni, che
sono pubbliche, si tengono nella Chiesa di Santa Maria della
Consolazione, piazza della Consolazione, Roma. Una volta al
mese, mediamente, si tiene il ritiro domenicale dell'intera
giornata, anch'esso aperto a tutti.
Per le persone che intendono seguire il cammino si svolgono
ulteriori attività formative e di approfondimento. Il
principale servizio offerto a chi vuole sperimentare l'Amore
di Dio nella potenza del Suo Santo Spirito, è il Seminario
d'Effusione che, se ci si abbandona con fiducia all'azione
dello Spirito Santo, porta al Battesimo nello Spirito.
Durante la settimana sono spesso organizzati ulteriori
incontri di formazione e di condivisione per la crescita
personale e per il servizio offerto agli altri.
Per informazioni: gruppomariaroma@gmail.com
http://www.gruppomaria.it - @gruppomariaroma |