1975-2015
TESTIMONIANZA DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA (o.f.m.)
AL GRUPPO MARIA
“UN DEBITO DI GRATITUDINE”
Sabato
28 marzo 2015
Cari fratelli e sorelle, grazie per la
parola che ho ascoltato [durante la preghiera su p. Raniero
è stato proclamato 2Cor 4, 5] “noi non predichiamo noi
stessi ma Cristo Gesù Signore” e aggiungerei: noi
predichiamo Gesù Signore anche quando parliamo di noi
stessi; perché vorrei dire qualche cosa che mi riguarda,
cioè vorrei condividere con voi quello che è successo dopo i
miei primi contatti con le comunità Maria nel 1975, fino a
questo incontro di oggi con voi, questo nostro ritrovarci
dopo quarant’anni. Sono sicuro che molti di voi conoscono
già la mia storia, ma questa sera ho bisogno di
condividerla, è come un debito di gratitudine che devo a
voi.
Io cominciai a sentir parlare di un modo di preghiera
diverso da una Signora di Milano, si chiamava Vittoria
Gragnoli, che partecipava a dei ritiri al Cenacolo di Milano
dove si radunavano le prime comunità fondate da Alfredo e
Jacqueline. In quegli anni io ero professore all’Università
Cattolica a Milano. Questa signora tornando da un ritiro al
Cenacolo mi disse che aveva incontrato lì delle persone che
pregavano in maniera, secondo lei, strana, alzavano le mani,
sorridevano sempre, parlavano perfino di miracoli che
succedevano tra di loro. Io come sacerdote tradizionale
dissi a questa signora: tu non andare più in quella casa dei
ritiri. Lei mi obbedì, ma le donne non si danno facilmente
per vinte. Continuò a invitarmi e una volta un giorno mi
trovavo qui a Roma e c’era un incontro della comunità [n.d.r.
Gruppo] Maria e lei riuscì a trascinarmi a questo incontro.
Però gli animatori di quella comunità già sapevano che io
ero un criticone, uno che criticava il modo di parlare dei
carismi, mi sembrava un po’ come voler gestire i carismi,
sapevano che io non ero lì certamente per pregare con gli
altri. Tanto è vero che io ho saputo dopo che le persone
dicevano in segreto tra loro: “per carità non andate da quel
frate che è un nemico del Rinnovamento”. Ieri ho fatto la
mia ultima predica del periodo di Quaresima al Papa e ai
Cardinali e ho ricordato proprio questo incontro. La gente,
in quell’incontro, vedendo un sacerdote veniva a chiedere di
confessarsi con molta semplicità. Ascoltare quelle
confessioni fu il primo shock della mia vita nello Spirito
Santo, fu una scossa. Non so descrivere meglio questa cosa
se non che con l’immagine di uno che prende un tronco
d’albero e lo scuote, mi sentivo scosso! Perché? Perché io
non avevo mai incontrato nelle mie confessioni un pentimento
così sincero come in quelle persone. E dentro di me dicevo:
ecco cosa intendeva dire Gesù quando diceva “il Paraclito
quando verrà convincerà il mondo di peccato”. Queste persone
erano convinte di peccato! Non è che fossero grandi
peccatori, era grande il loro pentimento! Tanto che c’erano
lacrime, e da lì io incominciai a prendere sul serio questo
fenomeno.
Tornato a Milano diedi un corso all’università per i miei
studenti sui movimenti profetici e carismatici nella
primitiva Chiesa per cercare di capire un po’ cosa stava
succedendo. Nel frattempo, cioè due anni dopo , quelli del
Rinnovamento continuavano a invitarmi e a darmi degli
insegnamenti nonostante io fossi così incerto, cioè per un
verso attratto per quello che vedevo e per l’altro verso
titubante, resistente, non perché resistevo alla grazia di
Dio ma perché era una novità con la quale mi pareva un po’
di scostarmi da quello che mi avevano insegnato nella
formazione. Nel 1977 una signora di Milano, che io non ho
mai conosciuto, offrì quattro biglietti tutto incluso per
quattro persone per andare negli Stati Uniti e partecipare a
un incontro carismatico ecumenico che si teneva a Kansas
City. Uno di questi biglietti era per Mons. Saldarini, che
poi divenne Cardinale di Torino, ma all’ultimo momento sua
madre si ammalò e lui non poté più andare e questo biglietto
fu offerto a me. Io dovevo andare negli Stati Uniti per
imparare l’inglese e quindi accettai e così mi unii ad altri
italiani e andammo a questo incontro. Era un incontro
ecumenico, c’erano quarantamila persone, metà cattolici e
metà di altre confessioni e io non ero preparato ancora a
cogliere tutte le espressioni. Ero un osservatore ed ero
attratto quando sentivo cantare: “He is God , he is God” è
il Signore, è il Signore risorto dalla morte. Erano
quarantamila persone che cantavano. Insomma il cuore ti
tremava perché era la prima volta che sentivo la Signoria di
Cristo non come un’idea astratta ma come un’atmosfera carica
di elettricità che ti coinvolge. Però nonostante questo ero
sulle mie. Si cantava un canto che era la storia di Gerico
che cade al suono delle trombe. Il canto in italiano dice:
alziamo i vessilli d’amore […] Gerico cadrà. Quarantamila
persone che cantavano questo ritornello. I miei compagni
italiani a quel punto mi davano delle gomitate e mi dicevano
“ascolta bene perché Gerico sei tu!” E avevano ragione,
Gerico ero io! E Gerico cadde, però non senza resistere.
Andammo in una casa di esercizi nel New Jersey, io dovevo
stare lì un giorno e poi raggiungere la mia comunità dei
cappuccini a Washington e un sacerdote irlandese, al quale
devo tanto, forse tutto, con una infinita gentilezza mi
disse “resta con noi, c’è un ritiro sulla Trinità questa
settimana e c’è un gruppo che si prepara per l’effusione
dello Spirito”. Io dicevo tra me questa non è una casa di
prostituzione, è una casa di ritiri quindi se resto non mi
può fare spiritualmente del male. Allora ho detto: Signore
resto così ti do questa possibilità di convincermi che si
tratta veramente di qualche cosa di buono. E così mi unii a
questi fratelli, un piccolo gruppetto, che si preparavano
per ricevere l’effusione dello Spirito. In questo frattempo,
una sera, passeggiavo nel parco di questa casa religiosa e
il Signore mi parlò con una immagine. Niente di
straordinario, è un modo di Gesù di parlare al cuore, di
scrivere sul cuore senza bisogno di altre cose, ma è
qualcosa che mi è rimasta ben impressa e che continuamente
mi torna alla mente. L’immagine era questa: io vedevo me
stesso come un cavaliere sopra un cocchio che tirava le
redini dei cavalli. Tutto in un istante capii che questa era
un’immagine di me come un uomo che voleva avere il controllo
della propria vita, padrone della propria vita! Non credo di
essere il solo in questa situazione. Vogliamo gestire noi la
nostra vita. Ad un certo punto era come se Gesù saliva con
me sul cocchio e, con infinita delicatezza, mi diceva: “vuoi
dare a me le redini della tua vita?”. Io credo che le cose
grandiose della vita si decidono in un istante, come Maria
che con quel “Sì” diede il via a tutta l’opera grandiosa
della Redenzione. In un istante capii come ero stolto a
voler gestire la mia vita se non so neanche se sarò vivo
domani mattina. Allora dissi, sì Signore, prendi le redini
della mia vita. Credo che questo sia un passo importante,
non solo da fare una volta, forse lo abbiamo fatto, ma di
ripeterlo continuamente. Dare le redini della vita a Gesù,
vuol dire fare sì che Lui sia veramente il Signore, non che
decidiamo noi da soli e poi magari chiediamo a Lui di
benedire quello che abbiamo deciso. Dargli la possibilità di
intervenire in ogni aspetto della nostra vita.
Arrivò il giorno in cui dovevamo ricevere l’effusione dello
Spirito e come teologo mi domandavo che cosa era. In quel
momento era per me una risposta semplicissima, cioè è il
modo di rinnovare il battesimo, rinnovare la mia professione
religiosa, rinnovare la mia ordinazione sacerdotale e
spalancare le porte per permettere a Gesù di prendere in
mano la mia vita. Cioè la Pentecoste. Quando qualcuno mi
chiede cosa volete dire voi carismatici con l’espressione
“Battesimo nello Spirito”, io rispondo sempre: è quello che
voleva dire Gesù quando disse agli apostoli dieci giorni
prima di salire al cielo, “Giovanni Battista ha battezzato
con acqua voi sarete Battezzati in Spirito Santo da qui a
non molti giorni”. Il Battesimo nello Spirito secondo Gesù
era la Pentecoste che arrivò dieci giorni dopo che era
salito al cielo.
Al momento della preghiera di effusione per me non successe
niente di speciale. Alcune volte in quel momento si provano
emozioni grandi, soprattutto le persone che hanno un cambio
di vita radicale, sono terremoti spirituali. Per me c’era
una decisione lucida di accettare Gesù come Signore. E nel
momento in cui mi dissero “adesso accetta Gesù di nuovo come
Signore della tua vita”, alzai gli occhi e vidi il
crocifisso che era sopra all’altare e di nuovo una parola
flash: “attento il Gesù che stai scegliendo come tuo Signore
non è un Gesù all’acqua di rose, sono Io il crocifisso”. E
questo mi aiutò perché nonostante tutto dentro di me c’era
ancora qualche dubbio che potesse trattarsi di una cosa
emozionale, un po’ superficiale, che potesse essere un fuoco
di paglia. In quel momento capii che lo Spirito non scherza,
ti porta dritto al cuore del Vangelo che è la croce di Gesù.
Il giorno dopo presi l’aereo per raggiungere la mia comunità
dei Cappuccini a Washington. Nell’auto che mi portava
all’aeroporto c’era un sacerdote del Rinnovamento e a un
certo punto mi disse: adesso ascolta, io metto una cassetta
nel registratore, il primo canto è una profezia per te. Io
non so se lui lo sapeva quale era il primo canto, io non lo
sapevo. E il canto era “Come son belli sui monti i passi del
messaggero che annunzia la pace.”. Questo poi divenne il mio
canto prediletto. Sull’aereo incominciai a rendermi conto
che qualche cosa era cambiato, non era vero che tutto era
rimasto come prima. Il primo segno fu che io aprivo il
Breviario per dire l’ufficio, oggi si chiama Liturgia delle
ore, e i Salmi mi parevano scritti il giorno prima per me.
Quindi il primo segno è che la Parola di Dio diventa una
Parola viva che ti parla e non è semplicemente una dottrina,
ma parla. Non tutta la Parola ti parla ma alcune volte senti
che c’è un punto in particolare che ti tocca.
Racconto molto spesso un episodio che conferma questo, cioè
come uno dei primi frutti dello Spirito è l’amore per la
Parola di Gesù. La Bibbia che diventa inseparabile. Papa
Francesco, se ricordate allo stadio Olimpico disse: “avete
ancora la Bibbia con voi?” Perché lui si ricordava i tempi
in cui i carismatici portavano sempre la Bibbia con loro.
L’episodio a cui accennavo è questo: mi trovai a predicare
una missione in Australia e il penultimo giorno venne un
operaio da me, una persona molto semplice, e mi disse: padre
ho un problema nella mia famiglia, ho un ragazzo di undici
anni che non è battezzato, mia moglie è diventata testimone
di Geova e non vuole sentire parlare di battesimo. Che devo
fare? Se lo battezzo si scatena una crisi , se non lo
battezzo non sono tranquillo perché quando ci siamo sposati
eravamo cattolici e avevamo promesso di educare i figli
nella Chiesa. Io gli dissi lasciami riflettere, torna domani
e vedremo quello che il Signore ci suggerisce. Il mattino
dopo quest’uomo venne e da lontano mi disse: “padre ho
trovato la soluzione”. Io mi sentii sollevato perché io non
l’avevo trovata la soluzione. Quest’uomo mi disse: ieri sera
sono tornato a casa e mi sono messo un po’ in preghiera, poi
ho aperto la Bibbia deciso a prendere come una parola per me
il primo passo che avrei trovato. Ho aperto la Bibbia e mi è
venuto il passo dove Abramo porta il figlio Isacco
all’immolazione e ho visto che quando Abramo porta suo
figlio Isacco all’immolazione non dice niente a sua moglie.
Era un discernimento esegeticamente esattissimo, anche gli
Ebrei quando commentano l’episodio dicono: Abramo non disse
niente a Sara per paura che gli impedisse di obbedire al
Signore. Battezzai io stesso il bambino, fu una festa per
tutti. Ecco come la Parola di Dio aveva illuminato quel
semplice operaio, semplicemente con la luce dello Spirito.
Poi un altro segno per me è stata la preghiera. Arrivato
nella mia comunità cappuccina a Washington mi sentivo come
attratto ad andare nella cappella. E pensare che la
preghiera per me era stato piuttosto difficile come spesso
avviene per le persone che sono abituate a stare sui libri.
Adesso mi sentivo attratto dalla preghiera e la preghiera
prendeva un andamento trinitario. Cioè era come se il Padre
volesse dirmi tante cose sul suo figlio Gesù, come se Gesù
fosse impaziente di rivelarmi il Padre, tutto in modo molto
semplice, quelle cose che fa lo Spirito, non c’è bisogno di
parole. La preghiera cristiana è questa. Non una creatura
che dal capo di un filo parla al Creatore che è all’altro
capo! La preghiera nello Spirito vuol dire che Dio prega con
te, è lo Spirito che prega con te, questo vuol dire pregare
nello Spirito. Nella preghiera carismatica si fa
l’esperienza dello Spirito che prega in noi, prega con noi
con gemiti inesprimibili.
Terzo segno, il più importante, che qualche cosa era
successo nel battesimo nello Spirito fu che cambiò il mio
rapporto con Gesù. Io sapevo, non dico tutto, ma molte cose
su Gesù, anche perché avevo fatto la tesi di laurea sulla
Cristologia di Tertulliano, un antico scrittore cristiano,
poi avevo fatto l’Università a Milano e di nuovo studi sulla
Cristologia. Adesso scoprivo che c’era un altro Gesù. E’ lo
stesso, però io lo scoprivo in un altro modo. Un Gesù vivo
che non è un insieme di dottrine, ma è un Gesù in carne ed
ossa! Tanto concreto, che parlando di Lui san Paolo lo può
indicare con un pronome personale, dice: tutto ho lasciato
perdere al fine di conoscere “Lui”. Ecco per Paolo Gesù era
un “Lui”, come io dico a uno di voi. Ecco è nato questo
desiderio di un rapporto con Gesù, nuovo, vivo, personale.
Mi capita spesso di parlare, di incoraggiare la gente a
scoprire questo Gesù che si rivela nello Spirito. Io dico
che si tratta di fare un passaggio da Gesù personaggio a
Gesù persona. Quale è la differenza? Il personaggio, tipo
Napoleone, Carlo Magno, è uno di cui si scrive a non finire,
si parla, tutti ne possono parlare però non è qualcuno a cui
puoi parlare. Purtroppo per la maggioranza dei cristiani
Gesù è un personaggio, è uno di cui la Chiesa parla, la
Chiesa insegna la dottrina, si scrivono libri, ci sono
teorie opposte su di Lui. Ma tutto questo è Gesù
personaggio. Gesù diventa persona quando lo senti vivo nella
tua vita, quando è più concreto di tuo marito che ti sta
accanto, più concreto di tua moglie, dalla tua fidanzata,
del tuo fidanzato. Ora non ci illudiamo, evidentemente noi
non possiamo cambiare la nostra natura umana, quindi non ci
illudiamo di poter sentire per Gesù le stesse cose che
sentiamo per la nostra fidanzata o fidanzato, però nel
profondo del cuore per la fede noi sappiamo con certezza,
più forte della sensibilità, che Gesù è questo! E’
infinitamente di più di quello che può essere una donna per
un uomo o viceversa. Gesù Risorto è l’amore infinito, è
l’amore che si è incarnato per passare attraverso la croce,
per potersi poi effondere su tutti noi e riempire la nostra
vita. Cosa vogliono le persone dal mondo, cosa cercano le
persone nel mondo? Essere amati! Amare e essere amati.
Poiché non si scopre dove è la sorgente dell’amore, andiamo
a destra e a sinistra, questo è il mondo intorno a noi che
vediamo appena usciamo da qui. L’immagine può essere cruda,
ma avete mai visto cosa fanno di notte le lucciole quando si
accendono le luci? Si avvicinano sempre più verso la luce ma
poi cadono bruciate. Ecco l’immagine degli uomini che vedono
questo miraggio dell’amore e lo cercano dappertutto, nelle
maniere più sbagliate, droga, sesso. Poi la vita scorre,
finisce e cadono per terra. Noi abbiamo scoperto la sorgente
dell’amore ed è una scoperta alla quale non arriveremo mai
alla fine. Questa sera può cominciare una nuova scoperta
dell’abisso dell’amore di Dio per ciascuno di noi. Questo
scoprii io, che Gesù è una persona viva! Talmente viva che è
qui in mezzo a noi, adesso! Ma non solo perché c’è il
Santissimo, ma perché Lui è qui come era nel Cenacolo, entra
a porte chiuse. E Gesù sarà così fino alla fine del mondo,
sarà sempre uno che entra nel Cenacolo rispettosamente,
quasi timidamente, cerca dei volti pronti sui quali soffiare
e dire “ricevete lo Spirito Santo”. Il suo desiderio di dare
lo Spirito è infinitamente più grande del nostro di
riceverlo, ma gli uomini voltano la faccia dappertutto,
cercano disperatamente i soldi, i soldi, la maledizione del
denaro e non si accorgono di questo soffio vitale che hanno
a disposizione, che assicura non il benessere
necessariamente, ma la gioia profonda anche nella
tribolazione e nel dolore.
Bene dopo tre mesi, che erano i miei tre mesi di luna di
miele, tornai in Italia e le persone che mi avevano
conosciuto a Milano, sempre del gruppo Maria dicevano: “che
miracolo! Abbiamo mandato in America Saulo e ci hanno
rimandato indietro Paolo”. Cominciai a unirmi a qualche
gruppo di preghiera, ero un po’ impacciato. Mi ricordo che
in un gruppo di preghiera mi scoprii a fare questa preghiera
strana che non so come sia uscita dalle mie labbra, dicevo:
Signore fa che io non muoia come un professore universitario
in pensione. Io non sapevo cosa volesse dire questa
preghiera ma Gesù lo sapeva, perché poche settimane dopo
successe una cosa che ha cambiato completamente
l’orientamento della mia vita e sento il dovere di
condividerlo con voi perché è una grazia che mi è venuta
nella comunione in questa realtà. Stavo pregando nel mio
convento dei Cappuccini a Milano, quando di nuovo Gesù mi
parlò con quel modo semplicissimo che vi ho detto, con
un’immagine interiore che era così nitida che appunto ha
cambiato la mia vita. Io ero lì che pregavo un po’ in lingue
con una preghiera spontanea, avevo gli occhi chiusi, e ad un
certo punto mi è sembrato che Gesù passasse davanti a me, e
non so perché, era esattamente Gesù come quando stava
tornando dal Giordano e incominciava a predicare il Vangelo.
Gesù, passando davanti a me, sentivo nel cuore che mi
diceva: “se vuoi aiutarmi a proclamare il Regno di Dio,
lascia tutto e seguimi”. Io capii che intendeva dire lascia
tutto, la cattedra, ero direttore di un Dipartimento
dell’Università, lascia tutto e diventa un predicatore
itinerante della mia Parola. E lì scoprii che cosa è la
grazia di Dio che ti sollecita, però aspetta la tua
risposta, come l’angelo aspettava che Maria dicesse
“eccomi”. Avviene sempre, sempre dappertutto, la grazia di
Dio ti seduce però non ti forza, non sfonda la porta.
Scoprii la grazia di Dio perché quello che fino a quel
momento era stato un traguardo della mia vita, cioè
diventare professore di ruolo all’università a seguito di un
concorso di stato complicatissimo, poi fu istituita una
cattedra apposta per me, quello che aveva riempito la mia
vita non era più niente. Mi successe come per Paolo, quello
che poteva essere un guadagno è diventato una perdita,
spazzatura . Quindi alla fine di quella preghiera trovai nel
mio cuore il mio “sì”. Si Signore lascio tutto, eccomi!
Venni a Roma a chiedere al mio superiore generale di
lasciare l’insegnamento e lui mi rispose, come si fa di
solito in questi casi: “aspettiamo un anno”. Io aspettai un
anno, e dopo tornai a Roma dal mio superiore, pregammo
insieme e lui disse: “sì è la volontà di Dio”. Un dettaglio,
quel giorno era un giorno di ottobre quando il Generale mi
diede il suo benestare, e c’era nel Breviario la lettura di
Aggeo, precisamente la profezia di Aggeo. Precisamente la
seconda profezia di Aggeo. La prima è una profezia molto
severa che dice: vi sembra questo il momento di lavorare
ognuno nella vostra casa mentre il tempio di Dio è in
rovina? E il popolo si mette a ricostruire il tempio di
Gerusalemme e Dio manda il profeta Aggeo con un messaggio di
consolazione che dice: ora coraggio Zorobabele figlio di
Sealtiel, coraggio Giosuè, coraggio popolo tutto del paese a
lavoro perché io sono con voi dice il Signore. Avevo letto
nel Breviario questo brano e andai a piazza S. Pietro perché
volevo chiedere una benedizione a S. Pietro per questo mio
nuovo ministero. Era una giornata di ottobre, di pioggia e
non c’era nessuno a San Pietro e quella Parola di Aggeo
incominciò a risuonare dentro di me, tanto che mi misi a
guardare la finestra del Papa e mi misi a gridare: “coraggio
Giovanni Paolo II, coraggio Cardinali, Vescovi della Chiesa
cattolica, coraggio popolo tutto, il paese è al lavoro
perché io sono con voi, dice il Signore!”. Beh non era molto
difficile perché non c’era nessuno intorno che potesse
sentire. Sennonché pochi mesi dopo cambiò la scena, mi
ritrovai proprio di fonte a Giovanni Paolo II. Cosa era
successo nel frattempo? Io cominciai un ritiro in un
conventino della Svizzera per prepararmi a questo ministero
e francamente ero un po’ perplesso perché fino a quel
momento predicavo le Domeniche e basta. Cosa significa
essere un predicatore itinerante a tempo pieno? E la
risposta venne. Arrivò una telefonata del mio superiore
generale e diceva: “Giovanni Paolo II ti ha nominato
predicatore della Casa pontificia, hai dei motivi seri per
rinunciare?”. Io cercai dei motivi seri ma non li trovai!
Era il 1980, così che dovetti preparami in poche settimane a
predicare la prima Quaresima in presenza del Papa. Questo
compito di predicare in presenza del Papa durò venticinque
anni con Giovanni Paolo II, altri otto con papa Benedetto e
adesso sono due con papa Francesco. E’ stata un’improvvisata
del Signore, io non sapevo dove predicare il Regno di Dio ed
ecco lì ho cominciato. E’ per questo che poche settimane
dopo mi trovai davanti a Giovanni Paolo II e allora gli
dovetti raccontare cosa avevo fatto sotto la sua finestra in
piazza San Pietro, lo raccontai non come se fosse una
citazione ma lo raccontai come se quella Parola di Aggeo
fosse rivolta in quel momento a lui, al cuore della Chiesa.
Voltandomi verso il Papa, che era di fianco dissi: “coraggio
Giovanni Paolo II, coraggio voi Cardinali, Vescovi, popolo,
al lavoro perché Io sono con voi dice il Signore”. E sentii
che in quel momento la Parola di Dio diventava attiva, cioè
produceva quello che significava, dava coraggio, anche se
Giovanni Paolo II era l’ultimo uomo della terra al quale
bisognava raccomandare il coraggio. Poi a poco a poco sono
incominciate delle missioni, mi chiamavano i Vescovi,
sacerdoti, in tutte le parti del mondo. A un certo punto
sono incominciati ad arrivare anche inviti di fratelli di
altre confessioni cristiane e quindi ad esempio ho predicato
ritiri a settanta pastori luterani in Svezia, sono stato due
volte in Finlandia, quest’anno predicherò ai Pentecostali di
Norvegia e Svezia. E’ stata una benedizione enorme perché
veramente il Rinnovamento carismatico è nato con una spinta
di novità formidabile.
In quell’incontro di Kansas city ci fu un momento che non
dimenticherò mai. Immaginate, era di sera in quello stadio
pieno con quarantamila persone, ad un certo punto, uno,
credo fosse Ralph Martin, prese il microfono e comincio a
parlare (adesso dico in maniera profetica, allora mi
sembrava in maniera strana) e diceva: “voi Vescovi, voi
sacerdoti piangete, fate lamento perché il corpo di mio
Figlio è spezzato; voi laici, voi uomini, donne piangete,
fate lamento perché il corpo di mio Figlio è spezzato”. E io
a poco a poco incominciai a vedere le persone che, intorno a
me, cadevano in ginocchio singhiozzando per le divisioni del
corpo di Cristo che lì erano proprio macroscopiche. Tutto
questo mentre c’era una scritta che campeggiava su tutto lo
stadio che diceva “Gesù è il Signore”, sembrava una profezia
di questo Spirito Santo che sta rimettendo insieme le membra
disgiunte del corpo di Cristo. Io lo paragono al movimento
contrario a quello che produsse l’allontanamento dei
continenti. Oggi si parla che una volta tutti i continenti
erano uniti e poi si separarono, bene nella Chiesa sta
avvenendo un movimento contrario, i continenti cioè i
protestanti, i cattolici, gli ortodossi, si stanno
riavvicinando, Papa Francesco sta dando un impulso enorme a
questo. E io sono contento, grato al Signore che mi dà la
possibilità di portare un piccolo contributo a questo
movimento che è quello che Gesù desidera, di vedere un
giorno riuniti, in concordia tutti i suoi discepoli.
E così sono arrivato a questo giorno, ai miei ottant'anni
continuando ad annunciare il Vangelo e sono ancora agli
inizi. E la fine quando sarà? Non ci sarà, perché la fine
sarà l’eternità. Grazie
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