Rinnovamento nello Spirito Santo

Gruppo Maria
Chiesa di Santa Maria della Consolazione, piazza della Consolazione, Roma

 

 

1975-2015
TESTIMONIANZA DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA (o.f.m.)
AL GRUPPO MARIA

“UN DEBITO DI GRATITUDINE”

 Sabato 28 marzo 2015


Cari fratelli e sorelle, grazie per la parola che ho ascoltato [durante la preghiera su p. Raniero è stato proclamato 2Cor 4, 5] “noi non predichiamo noi stessi ma Cristo Gesù Signore” e aggiungerei: noi predichiamo Gesù Signore anche quando parliamo di noi stessi; perché vorrei dire qualche cosa che mi riguarda, cioè vorrei condividere con voi quello che è successo dopo i miei primi contatti con le comunità Maria nel 1975, fino a questo incontro di oggi con voi, questo nostro ritrovarci dopo quarant’anni. Sono sicuro che molti di voi conoscono già la mia storia, ma questa sera ho bisogno di condividerla, è come un debito di gratitudine che devo a voi. 

Io cominciai a sentir parlare di un modo di preghiera diverso da una Signora di Milano, si chiamava Vittoria Gragnoli, che partecipava a dei ritiri al Cenacolo di Milano dove si radunavano le prime comunità fondate da Alfredo e Jacqueline. In quegli anni io ero professore all’Università Cattolica a Milano. Questa signora tornando da un ritiro al Cenacolo mi disse che aveva incontrato lì delle persone che pregavano in maniera, secondo lei, strana, alzavano le mani, sorridevano sempre, parlavano perfino di miracoli che succedevano tra di loro. Io come sacerdote tradizionale dissi a questa signora: tu non andare più in quella casa dei ritiri. Lei mi obbedì, ma le donne non si danno facilmente per vinte. Continuò a invitarmi e una volta un giorno mi trovavo qui a Roma e c’era un incontro della comunità [n.d.r. Gruppo] Maria e lei riuscì a trascinarmi a questo incontro. Però gli animatori di quella comunità già sapevano che io ero un criticone, uno che criticava il modo di parlare dei carismi, mi sembrava un po’ come voler gestire i carismi, sapevano che io non ero lì certamente per pregare con gli altri. Tanto è vero che io ho saputo dopo che le persone dicevano in segreto tra loro: “per carità non andate da quel frate che è un nemico del Rinnovamento”. Ieri ho fatto la mia ultima predica del periodo di Quaresima al Papa e ai Cardinali e ho ricordato proprio questo incontro. La gente, in quell’incontro, vedendo un sacerdote veniva a chiedere di confessarsi con molta semplicità. Ascoltare quelle confessioni fu il primo shock della mia vita nello Spirito Santo, fu una scossa. Non so descrivere meglio questa cosa se non che con l’immagine di uno che prende un tronco d’albero e lo scuote, mi sentivo scosso! Perché? Perché io non avevo mai incontrato nelle mie confessioni un pentimento così sincero come in quelle persone. E dentro di me dicevo: ecco cosa intendeva dire Gesù quando diceva “il Paraclito quando verrà convincerà il mondo di peccato”. Queste persone erano convinte di peccato! Non è che fossero grandi peccatori, era grande il loro pentimento! Tanto che c’erano lacrime, e da lì io incominciai a prendere sul serio questo fenomeno.

Tornato a Milano diedi un corso all’università per i miei studenti sui movimenti profetici e carismatici nella primitiva Chiesa per cercare di capire un po’ cosa stava succedendo. Nel frattempo, cioè due anni dopo , quelli del Rinnovamento continuavano a invitarmi e a darmi degli insegnamenti nonostante io fossi così incerto, cioè per un verso attratto per quello che vedevo e per l’altro verso titubante, resistente, non perché resistevo alla grazia di Dio ma perché era una novità con la quale mi pareva un po’ di scostarmi da quello che mi avevano insegnato nella formazione. Nel 1977 una signora di Milano, che io non ho mai conosciuto, offrì quattro biglietti tutto incluso per quattro persone per andare negli Stati Uniti e partecipare a un incontro carismatico ecumenico che si teneva a Kansas City. Uno di questi biglietti era per Mons. Saldarini, che poi divenne Cardinale di Torino, ma all’ultimo momento sua madre si ammalò e lui non poté più andare e questo biglietto fu offerto a me. Io dovevo andare negli Stati Uniti per imparare l’inglese e quindi accettai e così mi unii ad altri italiani e andammo a questo incontro. Era un incontro ecumenico, c’erano quarantamila persone, metà cattolici e metà di altre confessioni e io non ero preparato ancora a cogliere tutte le espressioni. Ero un osservatore ed ero attratto quando sentivo cantare: “He is God , he is God” è il Signore, è il Signore risorto dalla morte. Erano quarantamila persone che cantavano. Insomma il cuore ti tremava perché era la prima volta che sentivo la Signoria di Cristo non come un’idea astratta ma come un’atmosfera carica di elettricità che ti coinvolge. Però nonostante questo ero sulle mie. Si cantava un canto che era la storia di Gerico che cade al suono delle trombe. Il canto in italiano dice: alziamo i vessilli d’amore […] Gerico cadrà. Quarantamila persone che cantavano questo ritornello. I miei compagni italiani a quel punto mi davano delle gomitate e mi dicevano “ascolta bene perché Gerico sei tu!” E avevano ragione, Gerico ero io! E Gerico cadde, però non senza resistere.

Andammo in una casa di esercizi nel New Jersey, io dovevo stare lì un giorno e poi raggiungere la mia comunità dei cappuccini a Washington e un sacerdote irlandese, al quale devo tanto, forse tutto, con una infinita gentilezza mi disse “resta con noi, c’è un ritiro sulla Trinità questa settimana e c’è un gruppo che si prepara per l’effusione dello Spirito”. Io dicevo tra me questa non è una casa di prostituzione, è una casa di ritiri quindi se resto non mi può fare spiritualmente del male. Allora ho detto: Signore resto così ti do questa possibilità di convincermi che si tratta veramente di qualche cosa di buono. E così mi unii a questi fratelli, un piccolo gruppetto, che si preparavano per ricevere l’effusione dello Spirito. In questo frattempo, una sera, passeggiavo nel parco di questa casa religiosa e il Signore mi parlò con una immagine. Niente di straordinario, è un modo di Gesù di parlare al cuore, di scrivere sul cuore senza bisogno di altre cose, ma è qualcosa che mi è rimasta ben impressa e che continuamente mi torna alla mente. L’immagine era questa: io vedevo me stesso come un cavaliere sopra un cocchio che tirava le redini dei cavalli. Tutto in un istante capii che questa era un’immagine di me come un uomo che voleva avere il controllo della propria vita, padrone della propria vita! Non credo di essere il solo in questa situazione. Vogliamo gestire noi la nostra vita. Ad un certo punto era come se Gesù saliva con me sul cocchio e, con infinita delicatezza, mi diceva: “vuoi dare a me le redini della tua vita?”. Io credo che le cose grandiose della vita si decidono in un istante, come Maria che con quel “Sì” diede il via a tutta l’opera grandiosa della Redenzione. In un istante capii come ero stolto a voler gestire la mia vita se non so neanche se sarò vivo domani mattina. Allora dissi, sì Signore, prendi le redini della mia vita. Credo che questo sia un passo importante, non solo da fare una volta, forse lo abbiamo fatto, ma di ripeterlo continuamente. Dare le redini della vita a Gesù, vuol dire fare sì che Lui sia veramente il Signore, non che decidiamo noi da soli e poi magari chiediamo a Lui di benedire quello che abbiamo deciso. Dargli la possibilità di intervenire in ogni aspetto della nostra vita.

Arrivò il giorno in cui dovevamo ricevere l’effusione dello Spirito e come teologo mi domandavo che cosa era. In quel momento era per me una risposta semplicissima, cioè è il modo di rinnovare il battesimo, rinnovare la mia professione religiosa, rinnovare la mia ordinazione sacerdotale e spalancare le porte per permettere a Gesù di prendere in mano la mia vita. Cioè la Pentecoste. Quando qualcuno mi chiede cosa volete dire voi carismatici con l’espressione “Battesimo nello Spirito”, io rispondo sempre: è quello che voleva dire Gesù quando disse agli apostoli dieci giorni prima di salire al cielo, “Giovanni Battista ha battezzato con acqua voi sarete Battezzati in Spirito Santo da qui a non molti giorni”. Il Battesimo nello Spirito secondo Gesù era la Pentecoste che arrivò dieci giorni dopo che era salito al cielo.

Al momento della preghiera di effusione per me non successe niente di speciale. Alcune volte in quel momento si provano emozioni grandi, soprattutto le persone che hanno un cambio di vita radicale, sono terremoti spirituali. Per me c’era una decisione lucida di accettare Gesù come Signore. E nel momento in cui mi dissero “adesso accetta Gesù di nuovo come Signore della tua vita”, alzai gli occhi e vidi il crocifisso che era sopra all’altare e di nuovo una parola flash: “attento il Gesù che stai scegliendo come tuo Signore non è un Gesù all’acqua di rose, sono Io il crocifisso”. E questo mi aiutò perché nonostante tutto dentro di me c’era ancora qualche dubbio che potesse trattarsi di una cosa emozionale, un po’ superficiale, che potesse essere un fuoco di paglia. In quel momento capii che lo Spirito non scherza, ti porta dritto al cuore del Vangelo che è la croce di Gesù.

Il giorno dopo presi l’aereo per raggiungere la mia comunità dei Cappuccini a Washington. Nell’auto che mi portava all’aeroporto c’era un sacerdote del Rinnovamento e a un certo punto mi disse: adesso ascolta, io metto una cassetta nel registratore, il primo canto è una profezia per te. Io non so se lui lo sapeva quale era il primo canto, io non lo sapevo. E il canto era “Come son belli sui monti i passi del messaggero che annunzia la pace.”. Questo poi divenne il mio canto prediletto. Sull’aereo incominciai a rendermi conto che qualche cosa era cambiato, non era vero che tutto era rimasto come prima. Il primo segno fu che io aprivo il Breviario per dire l’ufficio, oggi si chiama Liturgia delle ore, e i Salmi mi parevano scritti il giorno prima per me. Quindi il primo segno è che la Parola di Dio diventa una Parola viva che ti parla e non è semplicemente una dottrina, ma parla. Non tutta la Parola ti parla ma alcune volte senti che c’è un punto in particolare che ti tocca.

Racconto molto spesso un episodio che conferma questo, cioè come uno dei primi frutti dello Spirito è l’amore per la Parola di Gesù. La Bibbia che diventa inseparabile. Papa Francesco, se ricordate allo stadio Olimpico disse: “avete ancora la Bibbia con voi?” Perché lui si ricordava i tempi in cui i carismatici portavano sempre la Bibbia con loro.

L’episodio a cui accennavo è questo: mi trovai a predicare una missione in Australia e il penultimo giorno venne un operaio da me, una persona molto semplice, e mi disse: padre ho un problema nella mia famiglia, ho un ragazzo di undici anni che non è battezzato, mia moglie è diventata testimone di Geova e non vuole sentire parlare di battesimo. Che devo fare? Se lo battezzo si scatena una crisi , se non lo battezzo non sono tranquillo perché quando ci siamo sposati eravamo cattolici e avevamo promesso di educare i figli nella Chiesa. Io gli dissi lasciami riflettere, torna domani e vedremo quello che il Signore ci suggerisce. Il mattino dopo quest’uomo venne e da lontano mi disse: “padre ho trovato la soluzione”. Io mi sentii sollevato perché io non l’avevo trovata la soluzione. Quest’uomo mi disse: ieri sera sono tornato a casa e mi sono messo un po’ in preghiera, poi ho aperto la Bibbia deciso a prendere come una parola per me il primo passo che avrei trovato. Ho aperto la Bibbia e mi è venuto il passo dove Abramo porta il figlio Isacco all’immolazione e ho visto che quando Abramo porta suo figlio Isacco all’immolazione non dice niente a sua moglie. Era un discernimento esegeticamente esattissimo, anche gli Ebrei quando commentano l’episodio dicono: Abramo non disse niente a Sara per paura che gli impedisse di obbedire al Signore. Battezzai io stesso il bambino, fu una festa per tutti. Ecco come la Parola di Dio aveva illuminato quel semplice operaio, semplicemente con la luce dello Spirito.

Poi un altro segno per me è stata la preghiera. Arrivato nella mia comunità cappuccina a Washington mi sentivo come attratto ad andare nella cappella. E pensare che la preghiera per me era stato piuttosto difficile come spesso avviene per le persone che sono abituate a stare sui libri. Adesso mi sentivo attratto dalla preghiera e la preghiera prendeva un andamento trinitario. Cioè era come se il Padre volesse dirmi tante cose sul suo figlio Gesù, come se Gesù fosse impaziente di rivelarmi il Padre, tutto in modo molto semplice, quelle cose che fa lo Spirito, non c’è bisogno di parole. La preghiera cristiana è questa. Non una creatura che dal capo di un filo parla al Creatore che è all’altro capo! La preghiera nello Spirito vuol dire che Dio prega con te, è lo Spirito che prega con te, questo vuol dire pregare nello Spirito. Nella preghiera carismatica si fa l’esperienza dello Spirito che prega in noi, prega con noi con gemiti inesprimibili.

Terzo segno, il più importante, che qualche cosa era successo nel battesimo nello Spirito fu che cambiò il mio rapporto con Gesù. Io sapevo, non dico tutto, ma molte cose su Gesù, anche perché avevo fatto la tesi di laurea sulla Cristologia di Tertulliano, un antico scrittore cristiano, poi avevo fatto l’Università a Milano e di nuovo studi sulla Cristologia. Adesso scoprivo che c’era un altro Gesù. E’ lo stesso, però io lo scoprivo in un altro modo. Un Gesù vivo che non è un insieme di dottrine, ma è un Gesù in carne ed ossa! Tanto concreto, che parlando di Lui san Paolo lo può indicare con un pronome personale, dice: tutto ho lasciato perdere al fine di conoscere “Lui”. Ecco per Paolo Gesù era un “Lui”, come io dico a uno di voi. Ecco è nato questo desiderio di un rapporto con Gesù, nuovo, vivo, personale. Mi capita spesso di parlare, di incoraggiare la gente a scoprire questo Gesù che si rivela nello Spirito. Io dico che si tratta di fare un passaggio da Gesù personaggio a Gesù persona. Quale è la differenza? Il personaggio, tipo Napoleone, Carlo Magno, è uno di cui si scrive a non finire, si parla, tutti ne possono parlare però non è qualcuno a cui puoi parlare. Purtroppo per la maggioranza dei cristiani Gesù è un personaggio, è uno di cui la Chiesa parla, la Chiesa insegna la dottrina, si scrivono libri, ci sono teorie opposte su di Lui. Ma tutto questo è Gesù personaggio. Gesù diventa persona quando lo senti vivo nella tua vita, quando è più concreto di tuo marito che ti sta accanto, più concreto di tua moglie, dalla tua fidanzata, del tuo fidanzato. Ora non ci illudiamo, evidentemente noi non possiamo cambiare la nostra natura umana, quindi non ci illudiamo di poter sentire per Gesù le stesse cose che sentiamo per la nostra fidanzata o fidanzato, però nel profondo del cuore per la fede noi sappiamo con certezza, più forte della sensibilità, che Gesù è questo! E’ infinitamente di più di quello che può essere una donna per un uomo o viceversa. Gesù Risorto è l’amore infinito, è l’amore che si è incarnato per passare attraverso la croce, per potersi poi effondere su tutti noi e riempire la nostra vita. Cosa vogliono le persone dal mondo, cosa cercano le persone nel mondo? Essere amati! Amare e essere amati. Poiché non si scopre dove è la sorgente dell’amore, andiamo a destra e a sinistra, questo è il mondo intorno a noi che vediamo appena usciamo da qui. L’immagine può essere cruda, ma avete mai visto cosa fanno di notte le lucciole quando si accendono le luci? Si avvicinano sempre più verso la luce ma poi cadono bruciate. Ecco l’immagine degli uomini che vedono questo miraggio dell’amore e lo cercano dappertutto, nelle maniere più sbagliate, droga, sesso. Poi la vita scorre, finisce e cadono per terra. Noi abbiamo scoperto la sorgente dell’amore ed è una scoperta alla quale non arriveremo mai alla fine. Questa sera può cominciare una nuova scoperta dell’abisso dell’amore di Dio per ciascuno di noi. Questo scoprii io, che Gesù è una persona viva! Talmente viva che è qui in mezzo a noi, adesso! Ma non solo perché c’è il Santissimo, ma perché Lui è qui come era nel Cenacolo, entra a porte chiuse. E Gesù sarà così fino alla fine del mondo, sarà sempre uno che entra nel Cenacolo rispettosamente, quasi timidamente, cerca dei volti pronti sui quali soffiare e dire “ricevete lo Spirito Santo”. Il suo desiderio di dare lo Spirito è infinitamente più grande del nostro di riceverlo, ma gli uomini voltano la faccia dappertutto, cercano disperatamente i soldi, i soldi, la maledizione del denaro e non si accorgono di questo soffio vitale che hanno a disposizione, che assicura non il benessere necessariamente, ma la gioia profonda anche nella tribolazione e nel dolore.

Bene dopo tre mesi, che erano i miei tre mesi di luna di miele, tornai in Italia e le persone che mi avevano conosciuto a Milano, sempre del gruppo Maria dicevano: “che miracolo! Abbiamo mandato in America Saulo e ci hanno rimandato indietro Paolo”. Cominciai a unirmi a qualche gruppo di preghiera, ero un po’ impacciato. Mi ricordo che in un gruppo di preghiera mi scoprii a fare questa preghiera strana che non so come sia uscita dalle mie labbra, dicevo: Signore fa che io non muoia come un professore universitario in pensione. Io non sapevo cosa volesse dire questa preghiera ma Gesù lo sapeva, perché poche settimane dopo successe una cosa che ha cambiato completamente l’orientamento della mia vita e sento il dovere di condividerlo con voi perché è una grazia che mi è venuta nella comunione in questa realtà. Stavo pregando nel mio convento dei Cappuccini a Milano, quando di nuovo Gesù mi parlò con quel modo semplicissimo che vi ho detto, con un’immagine interiore che era così nitida che appunto ha cambiato la mia vita. Io ero lì che pregavo un po’ in lingue con una preghiera spontanea, avevo gli occhi chiusi, e ad un certo punto mi è sembrato che Gesù passasse davanti a me, e non so perché, era esattamente Gesù come quando stava tornando dal Giordano e incominciava a predicare il Vangelo. Gesù, passando davanti a me, sentivo nel cuore che mi diceva: “se vuoi aiutarmi a proclamare il Regno di Dio, lascia tutto e seguimi”. Io capii che intendeva dire lascia tutto, la cattedra, ero direttore di un Dipartimento dell’Università, lascia tutto e diventa un predicatore itinerante della mia Parola. E lì scoprii che cosa è la grazia di Dio che ti sollecita, però aspetta la tua risposta, come l’angelo aspettava che Maria dicesse “eccomi”. Avviene sempre, sempre dappertutto, la grazia di Dio ti seduce però non ti forza, non sfonda la porta. Scoprii la grazia di Dio perché quello che fino a quel momento era stato un traguardo della mia vita, cioè diventare professore di ruolo all’università a seguito di un concorso di stato complicatissimo, poi fu istituita una cattedra apposta per me, quello che aveva riempito la mia vita non era più niente. Mi successe come per Paolo, quello che poteva essere un guadagno è diventato una perdita, spazzatura . Quindi alla fine di quella preghiera trovai nel mio cuore il mio “sì”. Si Signore lascio tutto, eccomi! Venni a Roma a chiedere al mio superiore generale di lasciare l’insegnamento e lui mi rispose, come si fa di solito in questi casi: “aspettiamo un anno”. Io aspettai un anno, e dopo tornai a Roma dal mio superiore, pregammo insieme e lui disse: “sì è la volontà di Dio”. Un dettaglio, quel giorno era un giorno di ottobre quando il Generale mi diede il suo benestare, e c’era nel Breviario la lettura di Aggeo, precisamente la profezia di Aggeo. Precisamente la seconda profezia di Aggeo. La prima è una profezia molto severa che dice: vi sembra questo il momento di lavorare ognuno nella vostra casa mentre il tempio di Dio è in rovina? E il popolo si mette a ricostruire il tempio di Gerusalemme e Dio manda il profeta Aggeo con un messaggio di consolazione che dice: ora coraggio Zorobabele figlio di Sealtiel, coraggio Giosuè, coraggio popolo tutto del paese a lavoro perché io sono con voi dice il Signore. Avevo letto nel Breviario questo brano e andai a piazza S. Pietro perché volevo chiedere una benedizione a S. Pietro per questo mio nuovo ministero. Era una giornata di ottobre, di pioggia e non c’era nessuno a San Pietro e quella Parola di Aggeo incominciò a risuonare dentro di me, tanto che mi misi a guardare la finestra del Papa e mi misi a gridare: “coraggio Giovanni Paolo II, coraggio Cardinali, Vescovi della Chiesa cattolica, coraggio popolo tutto, il paese è al lavoro perché io sono con voi, dice il Signore!”. Beh non era molto difficile perché non c’era nessuno intorno che potesse sentire. Sennonché pochi mesi dopo cambiò la scena, mi ritrovai proprio di fonte a Giovanni Paolo II. Cosa era successo nel frattempo? Io cominciai un ritiro in un conventino della Svizzera per prepararmi a questo ministero e francamente ero un po’ perplesso perché fino a quel momento predicavo le Domeniche e basta. Cosa significa essere un predicatore itinerante a tempo pieno? E la risposta venne. Arrivò una telefonata del mio superiore generale e diceva: “Giovanni Paolo II ti ha nominato predicatore della Casa pontificia, hai dei motivi seri per rinunciare?”. Io cercai dei motivi seri ma non li trovai! Era il 1980, così che dovetti preparami in poche settimane a predicare la prima Quaresima in presenza del Papa. Questo compito di predicare in presenza del Papa durò venticinque anni con Giovanni Paolo II, altri otto con papa Benedetto e adesso sono due con papa Francesco. E’ stata un’improvvisata del Signore, io non sapevo dove predicare il Regno di Dio ed ecco lì ho cominciato. E’ per questo che poche settimane dopo mi trovai davanti a Giovanni Paolo II e allora gli dovetti raccontare cosa avevo fatto sotto la sua finestra in piazza San Pietro, lo raccontai non come se fosse una citazione ma lo raccontai come se quella Parola di Aggeo fosse rivolta in quel momento a lui, al cuore della Chiesa. Voltandomi verso il Papa, che era di fianco dissi: “coraggio Giovanni Paolo II, coraggio voi Cardinali, Vescovi, popolo, al lavoro perché Io sono con voi dice il Signore”. E sentii che in quel momento la Parola di Dio diventava attiva, cioè produceva quello che significava, dava coraggio, anche se Giovanni Paolo II era l’ultimo uomo della terra al quale bisognava raccomandare il coraggio. Poi a poco a poco sono incominciate delle missioni, mi chiamavano i Vescovi, sacerdoti, in tutte le parti del mondo. A un certo punto sono incominciati ad arrivare anche inviti di fratelli di altre confessioni cristiane e quindi ad esempio ho predicato ritiri a settanta pastori luterani in Svezia, sono stato due volte in Finlandia, quest’anno predicherò ai Pentecostali di Norvegia e Svezia. E’ stata una benedizione enorme perché veramente il Rinnovamento carismatico è nato con una spinta di novità formidabile.

In quell’incontro di Kansas city ci fu un momento che non dimenticherò mai. Immaginate, era di sera in quello stadio pieno con quarantamila persone, ad un certo punto, uno, credo fosse Ralph Martin, prese il microfono e comincio a parlare (adesso dico in maniera profetica, allora mi sembrava in maniera strana) e diceva: “voi Vescovi, voi sacerdoti piangete, fate lamento perché il corpo di mio Figlio è spezzato; voi laici, voi uomini, donne piangete, fate lamento perché il corpo di mio Figlio è spezzato”. E io a poco a poco incominciai a vedere le persone che, intorno a me, cadevano in ginocchio singhiozzando per le divisioni del corpo di Cristo che lì erano proprio macroscopiche. Tutto questo mentre c’era una scritta che campeggiava su tutto lo stadio che diceva “Gesù è il Signore”, sembrava una profezia di questo Spirito Santo che sta rimettendo insieme le membra disgiunte del corpo di Cristo. Io lo paragono al movimento contrario a quello che produsse l’allontanamento dei continenti. Oggi si parla che una volta tutti i continenti erano uniti e poi si separarono, bene nella Chiesa sta avvenendo un movimento contrario, i continenti cioè i protestanti, i cattolici, gli ortodossi, si stanno riavvicinando, Papa Francesco sta dando un impulso enorme a questo. E io sono contento, grato al Signore che mi dà la possibilità di portare un piccolo contributo a questo movimento che è quello che Gesù desidera, di vedere un giorno riuniti, in concordia tutti i suoi discepoli.

E così sono arrivato a questo giorno, ai miei ottant'anni continuando ad annunciare il Vangelo e sono ancora agli inizi. E la fine quando sarà? Non ci sarà, perché la fine sarà l’eternità.  Grazie

 

 

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